venerdì 18 aprile 2014

Un ricordo di Gabriel García Márquez


In quella Macondo dimenticata perfino dagli uccelli, dove la polvere e il caldo si erano fatti così tenaci che si faceva fatica a respirare, reclusi dalla solitudine e dall'amore e dalla solitudine dell'amore in una casa dove era quasi impossibile dormire per il baccano delle formiche rosse, Aureliano e Amaranta Ursula erano gli unici esseri felici, e i più felici sulla terra.
Nel 1981, fra le centinaia di cose inutili del servizio militare, ce ne fu per me almeno una positiva: il tempo dedicato alla lettura di Cent'anni di solitudine, uno di quei libri e di quegli autori che ti segnano e ti fanno amare per sempre la letteratura.

Non c'è atto di libertà individuale più splendido che sedermi a inventare il mondo davanti ad una macchina da scrivere.
Gabriel García Márquez 

4 commenti:

  1. vero, ad oggi rimane uno dei miei romanzi più amati

    RispondiElimina
  2. "uno di quei libri e di quegli autori che ti segnano e ti fanno amare per sempre la letteratura"

    TU-L'HAI-DETTO

    RispondiElimina
  3. Un grandissimo.
    Cent'anni di solitudine è stato anche per me fondamentale.

    RispondiElimina
  4. Citazioni belle da far piangere.
    R.i.p. :(

    RispondiElimina

Welcome