All'inizio del 2003 c'era grande attesa per l'uscita di questo disco. Dopo le sperimentazioni di Kid A e Amnesiac circolava la notizia (oltre a svariati mp3 in rete) che i Radiohead fossero tornati alle atmosfere di OK Computer. Dopo aver resistito ad ogni tentazione, il giorno dell'uscita comprai l'album a scatola chiusa; cose che ormai non succedono più.
Non intendo fare la millesima recensione: dico semplicemente che questo disco è un capolavoro e che i Radiohead quindici anni fa ci hanno regalato qualcosa che non appartiene all'industria discografica e neanche in senso stretto alla musica. Appartiene alla bellezza, come tutte quelle cose a cui abbiamo dato il nome di arte. (Luca Valtorta)
Non intendo fare la millesima recensione: dico semplicemente che questo disco è un capolavoro e che i Radiohead quindici anni fa ci hanno regalato qualcosa che non appartiene all'industria discografica e neanche in senso stretto alla musica. Appartiene alla bellezza, come tutte quelle cose a cui abbiamo dato il nome di arte. (Luca Valtorta)
Dopo un'ascolto ininterrotto di parecchie settimane, comprammo subito i biglietti per il concerto al Castello di Ferrara del 12 luglio 2003, l'anno del caldo pazzesco. I concerti sono strani: a volte hai grandi aspettative e poi, per qualche motivo, capita che resti deluso. Ricordo ancora lo sconforto quando nel '90 David Bowie, dopo poche canzoni, ebbe un calo di voce fino a restare quasi del tutto afono. Era l'ultima volta in cui cantava tutto il vecchio repertorio; un'incredibile occasione sfumata proprio mentre iniziava il divertimento. Quella sera invece la realtà superò ogni aspettativa: due ore di pura magia abbinata ad un livello tecnico ed esecutivo stratosferico. Brividi fin dall'inizio (con l'introduzione delle percussioni tribali di There There) al gran finale, con i bis di Sit Down Stand Up e Karma Police cantata in coro. Ne uscimmo spossati (il caldo era veramente terribile), ma entusiasti e carichi di emozioni che continuarono a riaffiorare anche nei giorni successivi.