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I percorsi di ogni appassionato di musica sono sempre interessanti, perché raccontano più di tanti discorsi la personalità di un soggetto, le sue inclinazioni. Se poi si allarga il campo visivo, è possibile mettere a fuoco contesti storici, fenomeni culturali, mode, eventi che hanno attraversato la nostra società.
La mia retta musicale può essere spezzata in cinque segmenti, ciascuno corrispondente ad un periodo che può essere identificato con un gruppo fondamentale. Su tutti vola l'ombra poetica di
De André, le cui parole e la cui musica mi hanno sempre accompagnato.
I
Pink Floyd rappresentano l'adolescenza e il fascino della scoperta dell'altra faccia della musica, oltre che della luna. Ricordo un pomeriggio, quando un compagno di classe mi mostrò uno strano disco di suo padre con la foto di una mucca in copertina. Non sapevo cos'era, ma dopo pochi minuti di ascolto ne fui rapito: non pensavo che potesse esistere musica del genere.
I
Clash con la loro energia hanno fatto da colonna sonora al periodo della scuola e del primo anno di università, quando la ribellione e la voglia di spaccare il mondo erano il modo più naturale per sfuggire all'omologazione.
Cloro al clero, scrivevamo sui muri e ci dipingevamo la faccia.
Lasciata l'università per viaggi e miraggi che, tra nord Europa e Marocco mi allontanarono dall'Italia per quasi un anno, scoprii i
Gong, anche se un po' in ritardo per motivi anagrafici. La loro trilogia,
Radio Gnome Invisible, è stata qualcosa di magico e irripetibile, un inno alla libertà non solo creativa, ma nel più ampio senso del termine. Come ho già
scritto, diedero vita ad un progetto
in cui fecero convergere psichedelia, progressive, underground e sperimentazioni jazz-rock.L'amore per i Talking Heads, quarto pilastro della mia formazione, è coinciso con il periodo della band. Circa tre anni in cui il nostro progetto di matrice new wave, diventò una cosa quasi seria (ingaggi e concerti sempre più frequenti) fino alla battuta d'arresto dovuta al furto di tutta la strumentazione, compreso un allora costoso quattro piste.Facendo scorrere il tempo fino ad oltre la metà degli anni '90, non ho più avuto grosse fiammate, anzi il mio interesse per la musica era in netto declino, rispetto ad altre passioni come il cinema, gli scacchi e soprattutto la nascita di mio figlio. Fino a quando una sera in auto sentii alla radio Paranoid Android, che venne presentato come nuovo singolo dei Radiohead. Conoscevo più che altro di nome il gruppo di
Tom Yorke e pensai che chiunque aveva il coraggio di fare uscire un singolo del genere meritava la mia attenzione. Infatti non mi ero sbagliato: nel 1997
Ok Computer è stato il disco che mi ha riconciliato con la musica, facendomi uscire da quella specie di scetticismo preventivo che riservavo nei confronti di tutto ciò che non conoscevo. Da allora, grazie anche alla rete che stava decollando, è stato per me un nuovo inizio, una svolta radicale che mi ha fatto riapprezzare il gusto di andare alla ricerca e alla scoperta di ciò che di bello ed emozionante la musica può ancora regalare alle nostre esistenze.