Uomini di Dio - di Xavier Beauvois
Non temo la morte, sono un uomo libero.
Frere Luc Dochiér, monaco dal 1941 (interpretato da un grande Michel Lonsdale)
All'inizio del 1996, a quattro anni dal colpo di stato attuato dei militari algerini per impedire la presa del potere del Fronte Islamico della Salvezza, sette monaci circestensi vennero presi in ostaggio da un gruppo armato di fondamentalisti.
Non temo la morte, sono un uomo libero.
Frere Luc Dochiér, monaco dal 1941 (interpretato da un grande Michel Lonsdale)
All'inizio del 1996, a quattro anni dal colpo di stato attuato dei militari algerini per impedire la presa del potere del Fronte Islamico della Salvezza, sette monaci circestensi vennero presi in ostaggio da un gruppo armato di fondamentalisti.
Il regista racconta la vita di questi straordinari antieroi nel monastero di Thibirine nei mesi precedenti il loro sequestro; l'integrazione e la pacifica coesistenza di diverse fedi e la fine dell'utopia di una comunità multireligiosa; i dubbi, le umane paure e la loro scelta finale di restare per non tradire la loro missione di fronte all'imbarbarimento di un paese che amano e al quale hanno dedicato la vita.
La lettera finale del monaco Christian de Chergé è un morso al cuore:
Conosco anche la caricatura dell'islam che un certo islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti. L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima.
La lettera finale del monaco Christian de Chergé è un morso al cuore:
Conosco anche la caricatura dell'islam che un certo islamismo incoraggia. E' troppo facile mettersi a posto la coscienza identificando questa via religiosa con l’integralismo dei suoi estremisti. L'Algeria e l'islam, per me, sono un'altra cosa: sono un corpo e un'anima.
Un film toccante, rispettoso e privo di strumentalizzazioni ideologiche: Beauvois prima di girarlo ha vissuto per un periodo in un convento ed è riuscito a trasmetterne lo spirito attraverso la storia che ha raccontato.
Se un ateo impenitente come me l'ha apprezzato e si è anche commosso, significa che ha colpito nel segno, trovando una chiave universale per parlare di religione. Unica critica, dal mio punto di vista, è l'eccessiva frequenza dei momenti liturgici che (vi avverto) annoiano un po', anche se indubbiamente possono essere considerati funzionali alla ricostruzione della realtà monastica.
Molto più bello e significativo il titolo in francese (Des hommes et des dieux) che antepone l'idea di uomo a quella di Dio, rispetto alla traduzione (tradizione?) italiana.
Molto più bello e significativo il titolo in francese (Des hommes et des dieux) che antepone l'idea di uomo a quella di Dio, rispetto alla traduzione (tradizione?) italiana.
Vorrei tanto vederlo, ma dubito che esca qui da me :(
RispondiEliminaio l'ho commentato così:
RispondiEliminahttp://berica-antennaparabolica.blogspot.com/2010/10/degli-uomini-e-degli-dei.html