Il 9 febbraio 1976 con l'inno americano storpiato da Jimi Hendrix iniziarono a Bologna le trasmissioni di Radio Alice, la radio che diede una spallata al mondo della comunicazione. Un'avventura durata poco più di un anno e conclusa con i carri armati in città e la drammatica chiusura in diretta con i carabinieri a fare irruzione durante le trasmissioni.
L'idea di rete bidirezionale e di comunicazione orizzontale; l'utilizzo per la prima volta al mondo del telefono in diretta senza filtri; la libertà di comunicare aperta a tutti, sono partite da qui. Come ha raccontato Bifo, un esperimento frutto «di poeti, artisti pazzoidi e di hacker antelitteram, sperimentatori tecnici». Durante le rivolte del '77 a Bologna la radio fungeva da catalizzatore, un server che smistava informazioni e controcultura quando l'etere era ancora un territorio vergine, fino a quel momento monopolio esclusivo della RAI. Bisognava esserci per capire l'entusiasmo che si respirava.
Oggi molte radio ricorderanno quella prima trasmissione: lo speciale in contemporanea su Radio Città Fujiko e Radio Città del Capo di Bologna, sarà ritrasmesso anche da Controradio Firenze, Radio Popolare Verona e Radio Flash di Torino. Ricordi anche su Radio Capital e Radio 2.
Strano il 1976. In Italia i gruppi stranieri non venivano più a suonare. Un anno di passaggio che ha sancito il tramonto definitivo dell'utopia hippie e di un certo modo di stare insieme (basti pensare al naufragio disastroso del Festival del Parco Lambro) preannunciando l'imminente rivoluzione, non solo musicale ma anche estetica, portata dal punk e dalla new wave. Bastava procurarsi un trasmettitore e nel giro di poco tempo l'idea sovversiva di collegare i fili del telefono all'antenna dilagò in tutta la penisola moltiplicando in pochi mesi le radio libere.
L'anno dopo tenevo già un programma settimanale di musica e letteratura senza dover rendere conto a nessuno. I primi ascoltatori furono i miei compagni di scuola. Era Radio Graal, la radio più anarchica di tutta la bassa romagna in cui ti potevi permettere di mettere su senza problemi un brano dei Gong anche se teneva tutta la facciata B del vinile, oppure leggere poesie di Rimbaud e Majakowskji.
Nessuno può immaginare il pathos che regnò quella sera che, come sempre in diretta, alzammo la cornetta del telefono per rispondere ad una telefonata in arrivo e, invece della voce di un ascoltatore, sentimmo uno struggente assolo di sax.
Valerio Minnella, uno dei fondatori (dal blog Wuming).
Controradio <3
RispondiElimina<3 doveva esser un cuore :(
RispondiEliminaL'epoca d'oro delle radio libere, credo momento irripetibile, forse lontano parente del web libero; anche se c'era più forza, più radicalità, più spontaneità nelle radio libere ... libere veramente.
RispondiElimina... mi piace ancor di più perchè libera la mente.
Eliminauh, quanto mi sarebbe piaciuto vivere quell'epoca.
RispondiEliminaadesso trovare una radio decente è davvero difficile, quasi impossibile.
insomma.. dopo due tentativi di inserire un link ...basta....copia e incolla questo :https://youtu.be/xzlqv1ZFUyY ...PON PON PON
RispondiEliminaci andavo spesso..un amico abitava nello stesso pianerottolo..poi venne l'11 marzo
EliminaBello questo post: altro che social..A quei tempi c'era gente che pensava con la propria testa ed era libera. Oggi si va allegramente alla deriva mentale, culturale, sociale.Non c'è quel coraggio, quell'intelligenza. Il web ci ha dirottato dentro gabbie virtuali chiuse, e non siamo noi i possessori delle chiavi..
RispondiEliminaUn social più reale e meno virtuale...
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