lunedì 27 agosto 2018

Le acque del Nord ed altre letture estive

Dopo un periodo di appannamento, quest'estate è tornata la voglia di leggere. Di alcuni ho già scritto: libri che mi hanno sorpreso, commosso e in questo caso perfino fatto ritornare ragazzino, grazie ad un romanzo d'avventura sullo stile di quelli che a suo tempo durante l'infanzia e l'adolescenza ebbero il potere speciale di farci viaggiare nello spazio e nel tempo. Ciò che cambia è la crudezza che a volte in questa storia è davvero un pugno nello stomaco. Le acque del nord trasporta in un'altra dimensione, oltre che in un'altra era: quella che vede il tramonto della caccia alle balene. Ian McGuire potremmo definirlo come un epigono di Melville o di Conrad fuori tempo massimo, ma ha il merito di aver scritto, con una padronanza notevole, una storia epica che tiene incollati dalla prima all'ultima pagina. La BBC ne ricaverà una serie. 


Sumner: “Le parole sono tutto quello che abbiamo, se ci rinunciamo, non siamo migliori delle bestie.”


1859, Patrick Sumner è un giovane medico che ha servito nell’esercito inglese durante l’assedio di Delhi. Ma nel suo passato militare c’è un evento oscuro che l’ha costretto alle dimissioni e il cui ricordo lo perseguita. Rimasto senza un soldo e in fuga dai propri fantasmi, decide di imbarcarsi come chirurgo di bordo su una nave baleniera, la Volunteer. Nel nord della baia di Baffin, tra il Canada e la Groenlandia, scoprirà cos’è l’inferno. Del resto sembra già una nave di dannati: a bordo della baleniera, Sumner si ritrova di fronte un’umanità perduta e violenta. Ma soprattutto si ritrova di fronte un uomo brutale, che sembra essere l’incarnazione stessa del male: Henry Drax, il ramponiere.

sabato 18 agosto 2018

Ho fatto in tempo ad essere uno di quegli zingari felici














Seconda metà degli anni settanta: un ragazzino partiva di nascosto in motorino per andare al suo primo concerto al Festival della Gioventù: De Gregori, Napoli Centrale e Claudio Lolli che presentava per la prima volta Ho visto anche degli zingari felici. 

I miei amici li ho chiamati piedi,
perché ero felice solo
quando si partiva.
Ed il mio mare l'ho chiamato cielo,
perché le mie onde arrivavano
troppo lontano.

(Analfabetizzazione - Disoccupate le strade dai sogni, 1977)

Ho fatto in tempo a vagabondare per l'Europa in autostop
ho fatto in tempo ad abitare nelle case occupate
ho fatto in tempo ad ubriacarmi di luna in Piazza Maggiore
ho fatto in tempo a conoscere un poeta senza compromessi come Claudio Lolli.

Dopo quell'incontro e quel concerto ho iniziato a suonare mettendo in pratica, senza ancora conoscerla, una sua frase detta in un'intervista molti anni dopo: “La musica mi ha salvato la vita dalla banalità”. In seguito ho conosciuto e ascoltato di tutto: dal punk all'elettronica, però una fiammella è sempre rimasta accesa. Era nato dieci anni prima di me; grazie anche a lui ed ai suoi versi non ho mai disoccupato le strade dai sogni e ho cominciato a guardare la realtà con occhi diversi. Gli stessi occhi degli studenti che hanno avuto la fortuna di averlo come insegnante al liceo.

E’ stato snobbato da tv, da critici e dal grande pubblico, ma siamo certi: quell’anima anarchica si prenderà il posto che gli spetta nel cuore dei grandi ideali, delle parole che animano idee, speranze e il grande cuore di chi non si arrende per cambiare.
E quanti hanno avuto fortuna e costanza di ascoltare le sue canzoni, o di conoscerlo, da oggi hanno un motivo in più per ricordarlo e ringraziarlo. 
Un bellissimo ricordo, prosegue qua. 

lunedì 6 agosto 2018

- = + Tormentoni estivi e per fortuna Tony Molina

Come ogni estate è difficile sfuggire ai tormentoni musicali. Gironzolando qua e là ho avuto la disgrazia di sentire un paio di volte Amore e capoeira e devo ammettere che non ne sono uscito bene. Roba da far sembrare Un'estate al mare alta letteratura. Un filo meglio Felicità puttana, nonostante quel verso raccapricciante: ... e tutti ci vogliamo nuotare. Il giorno dopo l'incontro con David Byrne però le parole del ritornello mi ronzavano nella testa implacabili (potenza dei tormentoni estivi)

Ma quanto è puttana
Questa felicità
Che dura un minuto
Ma che botta ci dà


In realtà, qualche giorno dopo, la botta l'abbiamo ricevuta dalla sfiga con un ritorno a casa da incubo, con l'aggiunta di una sosta prolungata in un pronto soccorso in Croazia, devo dire abbastanza efficiente nonostante l'aspetto poco rassicurante dell'ospedale. Alla fine tutto si è risolto per il meglio e nei giorni successivi ci siamo rilassati con in sottofondo Tony Molina.
Questo musicista californiano (classe 1985) dal tocco magico, è una scoperta recente. Dopo gli esordi punk-hardcore ha messo il suo talento al servizio della melodia componendo due album di ballate acustiche dal sapore beatlesiano con echi folk alla Simon & Garfunkel. Siamo abituati alla ridondanza, ai cofanetti deluxe e anch'io in un primo momento sono rimasto spiazzato dalla brevità di dieci brani che non superano i due minuti e mezzo: sono come miniclips d'autore che condensano il meglio in poche immagini. Preziose miniature pop che stanno accompagnando queste roventi giornate estive. Mai come in questo caso il motto less is more risulta azzeccato. Ci troviamo alla presenza di un song writer dalle qualità eccelse. Link dell'album


giovedì 2 agosto 2018

Trieste story: incontri casuali di un certo livello

Due giorni dopo il concerto di David Byrne a Ravenna, succede che siamo in visita alla città di Trieste e nel pomeriggio andiamo al Museo Revoltella che ospita una splendida galleria d'arte moderna nell'omonimo palazzo del centro storico. Finito il giro, saliamo sulla terrazza panoramica completamente deserta e ci sediamo in un angolo appartato ad ammirare il golfo di Trieste.
Ad un certo punto compare lui con una compagna... dopo qualche secondo di sbigottimento lo chiamo e si gira verso di me: Hey, David Byrne!!  I was in Ravenna two days ago: what an amazing show! I danced all the time like you on stage. Sorride e sembra ancora più stupito di me! Gli stringo la mano e gli chiedo se possiamo fare una foto. E' uno degli artisti che più mi ha ispirato, soprattutto negli anni '80: non sarà un caso se la mia prima canzone suonata dal vivo è stata Psycho Killer. Mia moglie, sentendomi cantarla, anni dopo scherzando mi ha confessato di aver pensato: Se non posso avere l'originale mi accontenterò di lui. Prima di lasciarlo alla sua visita, gli racconto che la prima volta che i Talking Heads vennero in Italia a Bologna per il tour di Remain in Light, io c'ero. 
Dopo avergli fatto gli auguri per il suo ultimo concerto in Italia, lo salutiamo e restiamo lì increduli su quella terrazza, come avessimo volato per qualche minuto sulla teiera che dà il nome a questo blog; io in particolare ero Sballato, gasato, completamente fuso. Non solo per l'incontro, ma per la coincidenza e la modalità stranissima in cui è avvenuto. Parliamo di uno che fatto la storia della musica, anzi di un artista che è fra l'eletta schiera di coloro che la musica hanno contribuito a cambiarla. Ripensando anche allo spettacolo di American Utopia, spesso si utilizza il termine art rock a sproposito, ma in questo caso ci troviamo veramente nel suo significato più puro. 


mercoledì 1 agosto 2018

L'imprevedibile potere della musica

La Roux, nome d'arte di Elly Jackson, è arrivata al successo giovanissima nel 2009, forse troppo velocemente. Tant'è che a un certo punto si era smarrita in una specie di burn out da sovraesposizione.
"Era come se questa grande palla di tensione nella mia gola si fosse chiusa e io non ne avessi il controllo. Non ho potuto cantare per circa un anno". 
Ci sono canzoni, a volte anche recenti, che in modo sorprendente innescano nel cervello un meccanismo che ci riporta indietro: è un fenomeno studiato ed è relativo alla produzione di dopamina collegata ai ricordi piacevoli della nostra vita. Let me down gently è per me uno di quei brani. Non so come o perché, ma ha il potere di trasportarmi emotivamente in una bolla di nostalgia ad un'estate spensierata e allo stesso tempo malinconica verso la fine degli anni '80 che ha avuto come sottofondo True Faith, Sign O' The TimeThere Is A Light That Never Goes Out e la dolcissima Orpheus di David Sylvian. Gli ultimi mesi prima della stagione adulta delle responsabilità e del distacco definitivo dai genitori.
In questa versione live mi fa impazzire, compreso l'assolo finale di sax vintage. La Roux è al lavoro per il terzo album.