(via knowaguy.com)
Il 10 ottobre 2007 è una data da ricordare per la musica in rete. In quella giornata, esattamente alle 7:30, i Radiohead resero disponibile per il download il loro nuovo album In Rainbows, con la possibilità di pagarlo ciò che si voleva, zero compreso. Io mi ricordo digitai 5€ sulla tastiera e per la prima volta scaricai musica a pagamento dalla rete (mai voluto saperne di iTunes o simili).
Dopo tre anni il paesaggio digitale è nuovamente cambiato e siamo ancora in una fase di transizione tecnologica in cui il cd e il concetto di distribuzione di album musicale stanno morendo non ancora del tutto sostituiti da soddisfacenti sistemi di distribuzione. Questo in sostanza il ragionamento di Colin Greenwood che in un'intervista ha raccontato di come il gruppo stia ancora studiando la maniera migliore per far uscire le loro nuove canzoni, ormai praticamente finite. (...we are trying to find ways to put out our music that feel as good as the music itself). Vediamo che cosa si inventeranno questa volta.
Il bassista dei Radiohead confessa che negli ultimi anni il suo appetito musicale è tornato insaziabile come quando aveva 13 anni, grazie a tutte le opportunità della rete: Spotify, iTunes, blog playlists, podcasts, online streaming, ecc... Esperienza simile a tanti di noi appassionati di musica, accomunati dalla filosofia sinteticamente rappresentata dall'immagine in alto: in fondo sempre la stessa (applicata però a livello esponenziale) di quando si duplicavano i dischi e anche i primi cd con le audiocassette.
Il bassista dei Radiohead confessa che negli ultimi anni il suo appetito musicale è tornato insaziabile come quando aveva 13 anni, grazie a tutte le opportunità della rete: Spotify, iTunes, blog playlists, podcasts, online streaming, ecc... Esperienza simile a tanti di noi appassionati di musica, accomunati dalla filosofia sinteticamente rappresentata dall'immagine in alto: in fondo sempre la stessa (applicata però a livello esponenziale) di quando si duplicavano i dischi e anche i primi cd con le audiocassette.
preziose e saggie precisazioni.
RispondiEliminaconcordo.
borguez
sarà dura studiarsi un nuovo metodo geniale di distribuzione, ma penso che anche stavolta ce la possano fare...
RispondiEliminaRicordo che, ai tempi, avevo avuto una discussione con un 'amico di forum' a proposito di In Rainbows in digitale...si lamentava dell'ipocrisia dei Radiohead, a suo modo di vedere 'rei' di aver messo a disposizione mp3 di qualità non eccelsa (se non ricordo male 160 kbps) ;)
RispondiEliminaAl di là della qualità dei file, il loro gesto mi sembrò comunque importante. E ad ogni modo poi lo acquistai anche originale, come tutti gli altri dischi dei Radiohead :D
@ Sigur:
RispondiEliminaPer me la qualità era decente. Intanto loro l'hanno fatto e sono stati i primi. In un periodo in cui il download era ancora demonizzato da quasi tutti gli artisti. Idem, per quanto riguarda i dischi dei Radiohead, tranne proprio questo!
Ma figurati, perfettamente d'accordo. Qualità o no (non erano 320 ma nemmeno 64 kbps!), il gesto è stato importante.
RispondiEliminaBellissima la piccola guida in alto! :D
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RispondiElimina@ Alle:
RispondiEliminaProbabilmente il bitrate non fu scelto troppo elevato per dare modo a tutti, anche con connessioni lente di scaricare.
Una spiegazione: cosa vuol dire v0, 320kbps?
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RispondiElimina@ Alle:
RispondiEliminaTutto chiaro, grazie! :-)
Cazzo! cinque euri? Sei uno spendaccione! Non conosco nessuno che (prima di te) ha offerto più di un euro. E il mio euro l'ho speso volentieri, ché la musica era bella... però dopo il download ho capito che si trattava del prezzo giusto: 160 kbpe e neanche uno straccio di grafica/note di copertina!
RispondiElimina160 è un po' pochino,vero, ma prima la media del rip era 128 ,
RispondiEliminaQuella dei Radiohead è stata una grandissima furbata. Sapendo molto bene che i loro dischi, date le ultime esperienze, prima di uscire erano già iperdistribuiti sul web e che dopo l'uscita prolificavano in forma di link e di cartelle zippate ovunque, con grosso calo delle vendite come per tutti i musicisti, l'hanno pensata alla grande.
RispondiEliminaGrande notiziona, su tutti i giornali, copertine a centinaia, dalle riviste musicali a settimanali e mensili di costume. Poi, dopo aver creato la grande attesa, mettono sul sito i pezzi in bassa qualità ad offerta libera (joyello, tu non conosci nessuno che abbia dato più di un euro, ma le offerte medie paese per paese sono state pubblicate e l'italiano ha dato in media 6 euro a offerta) e fanno il primo boom evitando quasi del tutto il download massiccio fuori dalle loro tasche, come di solito avveniva.
Poi, grande furbata, dichiarano che il cd 2 di In Rainbows non è acquistabile se non comprando il box (i 2 cd, booklet e vinili in formatone mega alla modica cifra di 60 euro circa) dichiarando che non sarà mai disponibile nei negozi e che è a tiratura limitata. Quindi tutti i grandi fan a comprarla, ovviamente.
A distanza di qualche settimana, invece, il box si trova in tutti i negozi, seguito a stretto giro di boa da un bel the best.
Ultimo particolare, prezzi bomba per i concerti e scelta delle location scandalose, una nuova versione di uno dei lasvegas tour degli u2 o di altre pop star dello stesso livello, stadio con acustica degna degli mp3 diffusi, atmosfera pessima ma una valanga di posti ottimi per raggranellare cifrone apocalittiche.
In sostanza la grande idea è stata questa: quelli che non si sarebbero comunque comprati il cd e lo avrebbero scaricato gratis, hanno dato una discreta offertina, senza alcun tipo di costo in casa yorke; chi invece se lo sarebbe comprato comunque (anche considerando la qualità mediocre degli mp3... sicuro che la scelta fosse modificata dalla velocità media con cui un utente può scaricare, Lucien?) se l'è comprato comunque e i fan violenti, terrorizzati dal non avere qualunque cosa incisa da loro in formato original, hanno ordinato il boxone, convinti di non trovarlo mai più nella vita.
A tutto questo aggiungiamo il fatto che i guadagni di tutto il materiale sono andati a loro al 100%, essendosi sganciati dalla casa discografica, unica cosa davvero positiva. Peccato che questo non sia servito per abbassare il prezzo dei prodotti, cosa che chiunque ci sarebbe aspettato, e che subito dopo siano tornati di corsa sotto major.
Perdonate la velocità e gli errori che ne sono conseguiti: "che la scelta fosse modificata" doveva essere "motivata" e il "che chiunque ci sarebbe aspettato" doveva contenere un "si".
RispondiElimina@ Giulio Tangi:
RispondiEliminaFurbata o no, la questione è che il 99% delle gente che scarica musica, non la vuole pagare e loro sono stati i primi a dare a chiunque questa possibilità. E qualsiasi gruppo o artista che facesse scelte simili (pochi a quanto pare) ha la mia stima al di là che mi piaccia o meno il genere. I box di lusso o le confezioni speciali poi li lascio agli altri, ho superato questa fase maniacale.
ohhh ... Lucien ha fatto outing,( o comin-out ) a nome di tutto il popolo della musica.Grazie Lucio :)
RispondiEliminaSono d'accordo solo parzialmente. Se alla base di tutto c'è pubblicità e studio per guadagnare semplicemente il massimo possibile, cosa dimostrata dal resto dell'operazione, la mia stima va altrove. Tipo a quegli artisti che mettono il loro disco, prodotto in autonomia, ad un euro.
RispondiEliminaPotevano davvero creare una strada diversa, invece è rimasta una bella operazione commerciale.
E i Radiohead mi piacciono, e anche molto. in rainbows a parte.
@ ReAnto:
RispondiEliminaA volte anche outlet.. :)
Me lo ricordo come se fosse oggi.
RispondiEliminaIo cacciai di mia spontanea volontà 10 sterline.
Onore al merito di una band avanguardistica anche sotto questo punto di vista.
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RispondiElimina@ Alle:
RispondiEliminaEssendo già un gruppo di culto non avevano un particolare bisogno di ritorno di immagine. E credo fossero abbastanza intelligenti da arrivarci da soli (magari con l'aiuto di qualche informatico), visto quello che era successo con il loro precedente album. Per mesi continuarono a girare su emule versioni scadentissime e oltretutto spesso non definitive di molti brani di Hail to the thief. Hanno giocato d'anticipo e giustamente sono stati premiati.
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RispondiElimina"Niente di sbagliato o illegittimo, ma la "rivoluzione" è un'altra cosa."
RispondiEliminaEcco, esattamente quello che intendevo dire.
Citare i Radiohead come esempio di una nuova strada di produzione e di diffusione musicale mi sembra non corretto. Le strade le stanno aprendo altri e in altro modo.
Diverso sarebbe stato se, almeno, avessero continuato sulla strada dell'indipendenza dalle major, cosa che invece non è successa, e se da questo fosse scaturita una vendita dei cd a prezzi molto più bassi. Allo stato dei fatti, continuo a pensare che sia stata una manovra commerciale che infatti, conti alla mano, ha ottenuto grandi risultati.
Se poi vogliamo dire che è giusto che gli artisti, in qualche modo, cerchino di ridurre la diffusione dei loro dischi sul p2p, possiamo parlarne: certo che è giusto, per quegli artisti che faticano come dei matti per diffondere la loro musica e guadagnano cifre ridicole, rispetto al costo del cd che va quasi interamente alla di produzione, considerando che non hanno i fondi per prodursi da soli.
I radiohead, invece, i fondi li hanno ma hanno scelto comunque di vendere i cd a prezzi iperpieni (dopo aver stimato, correttamente, di incassare un bel pò dagli mp3 e di ridurne moltissimo la diffusione pirata), di pretendere costi per i live stratosferici e di tornare subito dopo sotto la casa madre. Se questa è la strada per cambiare le cose, resto decisamente pessimista.
E il fatto che il gruppo sia abbastanza conosciuto per non aver bisogno di pubblicità, mi sembra esagerato. Essere su tutte le copertine delle riviste di settore è una cosa, essere sulle copertine di tutte le riviste di costume e di società, è un altro, soprattutto se ti fanno passare per eroi del cambiamento che lottano contro la speculazione sulla musica, a favore di chi la musica la compra.
Concordo anche su bandcamp, spero prenda sempre più piede.