Pasta Nera di Alessandro Piva è un documentario presente nella sezione controcampo a Venezia. E' la ricostruzione di una bellissima storia di solidarietà tra Nord e Sud che ci ricorda che siamo (stati?) un grande paese. Nel dopoguerra (1947-1952), quelli che vennero soprannominati Treni della Felicità, portarono oltre 70.000 bambini dal Sud Italia presso famiglie di contadini e operai che avevano accettato di ospitarli in Emilia Romagna (in prima linea Lugo, Voltana e Massa Lombarda), Toscana e Marche. Arrivarono sporchi e denutriti da zone martoriate dai bombardamenti e dalle alluvioni, rimanendo per mesi e a volte per alcuni anni. Un'eccezionale rete di solidarietà che fu possibile grazie all'organizzazione del PCI di allora e dell'UDI. Il regista ha rintracciato e intervistato alcuni di quei bambini ormai anziani. Racconta Luigina: Qualcuno mi aveva detto: "Andate in Alta Italia? Attenti che quando arrivate i comunisti vi trasformano in sapone".
Quei bambini invece furono vestiti, curati, sfamati a suon di tagliatelle e mandati a scuola. Altro che contributo di solidarietà! Alcuni sono poi restati in questi luoghi per sempre.
Emilia Romagna, Toscana, Marche, adoro queste regioni e invidio chi ci vive, da sempre avanti alle altre per civiltà e non a caso con amministrazioni comuniste (almeno una volta). Da vedere... ma sei inviato a Venezia?
RispondiEliminaIl film,quando uscirà,lo andrò a vedere senz'altro,o più probabilmente,( considerato come funziona la distribuzione in Italia )acquisterò il dvd.
RispondiEliminaCitando Vergassola,posso affermare di essere "così comunista che quando ero bambino mi mordevo da solo ".Nonostante i tempi siano canbiati,ho avuto modo di vedere compagni( non uso mai questo termine,ma oggi mi viene proprio bene )fare cose egregie per gli altri.Così come ho avuto modo di vedere all'opera tanti cattolici,la cui sincera solidarietà mi ha commosso.Penso che ci sia ancora del buono a questo mondo,a prescindere dai colori e dalle croci,e credere nell'intrinseca bontà degli uomini è un'ottima colonna sonora per le proprie giornate.
@ Alligatore:
RispondiEliminaMi piacerebbe. Ci sono idealmente. Seguo sempre molto perché Venezia e Cannes sono il cinema.
@ BlackSwan:
Purtroppo non credo uscirà nelle sale, se non forse in qualche rassegna.
Qui dalle mie parti la solidarietà continua: ogni anno per 40 giorni decine di bambini bielorussi, ancora sotto l'influsso delle radiazioni di Chernobil, vengono in Romagna ospitati e curati dalle famiglie e da volontari.
Alligatore, erano ed in parte restano regioni a democrazia limitata,fino a qualche anno fa era molto difficile e anche socialmente pericoloso, pensarla diversamente, immediatamente eri etichettato come fascista. Poi con l'avvento di Berlusconi le cose sono cambiate, il berlusconismo tanto demonizzato ha contribuito in modo determinante a democratizzazione forzatamente queste regioni. Ora pensarla diversamente e poterlo anche dire, ad esempio al bar, è quasi possibile.
RispondiEliminagianf
@ gianf:
RispondiEliminaQui il discorso si fa complesso e articolato.
Parlare di democrazia limitata mi pare eccessivo. E' vero però che fino all'inizio degli anni '80, nelle regioni cosiddette rosse aleggiasse un certo conformismo: molte giunte e troppi militanti con i paraocchi e una vergognosa accondiscendenza verso il regime URSS e i suoi satelliti. Nonostante Berlinguer fosse stato sempre poco allineato, troppi avevano ancora il mito del comunismo russo. Poi le cose son cambiate, ma molto prima di Berlusconi.
Fin da ragazzo ho sempre osteggiato (prima dall'interno poi con i movimenti autonomi) questo stato di cose. Fino alla rottura definitiva dopo che Zangheri chiamò i carri armati a Bologna!
Eravamo un po' additati sì, ma spesso più dalle chiacchiere di paese e nei bar mai avuto problemi, ma qui ognuno ha la sua esperienza personale.
In ogni caso l'Emilia Romagna è sempre stata un modello del vivere bene: più del Veneto bianco e bigotto o della Milano da bere di craxiana memoria.
Anche qui in Toscana, e pure in una famiglia che abita vicino a me, arrivano i bambini della Bielorussia.
RispondiEliminaIl film pare interessante, lo guarderò.
Io sono d'accordo con BlackSwan, per quanto il mio pensiero sia non poco orientato a sinistra sono convinto che spesso, e anche in questo particolare caso, dare un colore politico sminuisce le buone azioni.
RispondiEliminaVoglio dire, se le stesse persone fossero vissute in un altro periodo storico e fossero capitati gli stessi eventi il risultato non sarebbe stato diverso, una buona azione è una buona azione e basta, e fare del bene non è comunista e non è fascista, non è cristiano e non è musulmano, è semplicemente fare del bene....
In ogni gruppo o categoria di persone c'è chi fa del bene e chi si impegna per gli altri, dare un colore a certe cose non rende loro giustizia secondo me....
@ lozirion:
RispondiEliminaIl tuo commento pone giustamente l'accento sulla questione importante al di là dei regionalismi e delle fazioni. L'altro tema è la memoria storica di un Paese che altrimenti, aldilà delle crisi economiche, rischia di perdersi nei suoi egoismi. Perciò il racconto e il recupero di questa esperienza (libro e film) è encomiabile.