Nel nome del padre, del figlio, dello spirito santo. In apparenza easy listening che attinge in buona parte dai sixties, ma che fa della leggerezza (in senso beatlesiano) una delle sue armi vincenti insieme ad un pop di matrice californiana venato di psichedelia.
Girls da San Francisco, ovvero Chet White (ex punk rocker della bay area) e Christopher Owens, personaggio tormentato con una biografia perfetta per un film di Gus Van Sant. Cresciuto con la setta americana Children of Gods tra abusi sessuali e precetti assurdi (fra cui il divieto di ascoltare musica), ha visto la madre prostituirsi e il fratello morire a causa della proibizione di utilizzare cure mediche. A 16 anni è fuggito e ha vissuto per strada sbandato e strafatto fino ad un incontro fortunato che gli ha cambiato la vita dando inizio alla sua carriera musicale.
Fra le undici canzoni, c'è la gemma anomala di Vomit, uno dei brani più belli e struggenti ascoltati quest'anno.
disco ricco di suggestioni e Vomit è davvero una perla.
RispondiEliminaall'inizio non mi aveva coinvolto più di tanto. ma adesso il disco mi piace sempre più. anche con il loro primo album era successo qualcosa del genere..
RispondiElimina@ Marco:
RispondiEliminaFa quell'effetto. Ad un primo ascolto sembra solo easy, ma c'è qualcos'altro che ti cattura difficile da definire.