Raccontava De André in un'intervista:
Benedetto Croce diceva che fino a diciotto anni tutti scrivono poesie e che, da quest'età in poi, ci sono due categorie di persone che continuano a scrivere: i poeti e i cretini. Allora, io mi sono rifugiato prudentemente nella canzone che, in quanto forma d'arte mista, mi consente scappatoie non indifferenti, là dove manca l'esuberanza creativa.
Paterson (Adam Driver) fa l'autista di autobus nell'omonima città del New Jersey e nei momenti liberi scrive poesie sul suo taccuino: una sorta di ribellione silenziosa alla frenesia quotidiana.
Le poesie di Paterson non sembrano un granché, però è tutt'altro che un cretino e risulta anche simpatico con il suo candore, ma anche il coraggio e la dignità. La sua compagna, al contrario, l'ho trovata irritante. Dopo una settimana di convivenza, io sarei fuggito.
La realtà diminuita, come qualcuno l'ha definita.
Ok, la poetica del quotidiano; mi sta bene il non essere proni alla tecnologia, togliere le cuffiette e ritornare ad ascoltare le persone (cosa a cui non ho mai rinunciato), ma ciò che in realtà emerge veramente su tutto sono i (pochi) dialoghi: quelli tipici di Jarmush. Sono loro per fortuna a ravvivare la routine abbastanza noiosa illustrata in questa sua ultima storia, racchiusa nell'arco di una settimana, fino al sublime incontro finale del protagonista con un turista giapponese, che mi fa propendere per una sufficienza piena, anche se il minimalismo del regista qui diventa radicale e al limite del manieristico. I suoi film più belli sono lontani in altri pianeti. E' stata comunque una discreta alternativa alla solita epidemia di boiate natalizie.
Ok, la poetica del quotidiano; mi sta bene il non essere proni alla tecnologia, togliere le cuffiette e ritornare ad ascoltare le persone (cosa a cui non ho mai rinunciato), ma ciò che in realtà emerge veramente su tutto sono i (pochi) dialoghi: quelli tipici di Jarmush. Sono loro per fortuna a ravvivare la routine abbastanza noiosa illustrata in questa sua ultima storia, racchiusa nell'arco di una settimana, fino al sublime incontro finale del protagonista con un turista giapponese, che mi fa propendere per una sufficienza piena, anche se il minimalismo del regista qui diventa radicale e al limite del manieristico. I suoi film più belli sono lontani in altri pianeti. E' stata comunque una discreta alternativa alla solita epidemia di boiate natalizie.
LEGENDA VOTI
@ una cagata pazzesca
@½ pessimo
@@ trascurabile
@@½ passabile
@@@ buono
@@@½ da vedere
@@@@ da non perdere
@@@@½ cult
@@@@@ capolavoro
Attendo sempre con molto interesse e curiosità i film del regista americano, spero di riuscire a vederlo... poi ti dirò... per me un grande cineasta, il suo film precedente mi aveva ammaliato...
RispondiEliminaGrande e veramente indipendente senza dubbi. Qui per me siamo border line, nel senso che è una visione che ti devi guadagnare: se resti passivo in attesa che la storia ti venga incontro ti annoierai, perciò richiede una certa attenzione ai particolari e alle sottigliezze.
EliminaNon vado spesso al cinema, però questo l'ho visto e mi è piaciuto molto, soprattutto per il senso. Si può trovare la bellezza (e la poesia) nelle piccole cose quotidiane, anche in quelle che sembrano insignificanti, basta saper guardare.
RispondiEliminaGiusto approccio. Sono cresciuto leggendo le poesie di Dino Campana, Rimbaud, Baudelaire... anch'io l'ho apprezzato per gli stessi motivi, però le poesie non è che mi abbiano entusiasmato. Lo stesso deve aver pensato il cane ;)
EliminaLeggo solo ora questa tua rece, credo che il senso del film sia nella risposta che hai dato al commento di Enri11968: il senso di questo incantevole film sta proprio nei particolari. Anche se, credo, non serve molta più attenzione che in altri film, credo, anzi, noi ci siamo scivolati dentro come un sogno. Spero di trovare il tempo e la forza per scriverne, per spiegarmi meglio ...
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