Una sera di dicembre del 1970 su Londra infuria una tempesta di neve ed Emilio D'Alessandro, che lavora come autista per una piccola società, viene chiamato per una consegna urgente. Viste le condizioni meteo si sono tutti rifiutati. Quando arriva al magazzino gli viene consegnata l'enorme scultura di un fallo con la destinazione Hawk Films. Stanno per iniziare una collaborazione ed una grande amicizia che sarebbero durate trent'anni. Il giorno dopo Emilio viene convocato agli studi dove stanno girando
Arancia Meccanica. Una segretaria gli chiede se sa per chi ha lavorato:
Kubrick lo vuole incontrare per chiedergli se vuole diventare il suo autista. Emilio era emigrato nel 1960 per sfuggire alla leva e dopo svariati lavori si è fatto una vita a Londra; una grande passione per le corse e le auto. Da quel giorno la sua vita cambia radicalmente, perché non si limiterà a fare l'autista, ma diventerà l'assistente e il tuttofare di uno dei più grandi registi di tutti i tempi
Il racconto dell'uomo, oggi 75enne, è fluente e ricco di aneddoti, come quando conosce Jack Nicholson e Kubrick domanda se gli piace; lui risponde: - è ok, sì, ma perché non prendi Charles Bronson? In realtà lo detesta, perché come racconta senza peli sulla lingua, Jack Nicholson sniffava in continuazione e fermava le donne per strada mentre erano in auto.
Alex Infascelli, regista di questo prezioso documentario, lascia quasi sempre a lui la parola con pochi interventi fuori campo. Emerge la quotidianità del rapporto tra i due che diventa sempre più intimo; la precisione e la meticolosità di Emilio, sono di certo le doti che avevano conquistato Stanley Kubrick, noto per il suo perfezionismo. Sicuramente anche la sua pazienza e la disponibilità totale, visto che a un certo punto viene installata a casa sua una linea telefonica dedicata solo al regista, nonostante le proteste della moglie.
Oltre ai documenti e alle foto mai viste, è incredibile il numero biglietti, scritti a mano o a macchina, firmati sempre S, lasciati dal regista al suo collaboratore fidato con svariate richieste: da quelle ordinarie a quelle più assurde, come quando gli chiede di trovare un quantitativo impossibile di candele per coprire il lunghissimo periodo delle riprese di Barry Lyndon. La narrazione diventa commovente quando Emilio racconta del loro addio, per poi ritrovarsi qualche anno dopo l'ultima volta per le riprese di Eyes Wide Shut, dove il regista omaggia l'amico con un cameo.
Dopo la morte del regista Emilio, torna definitivamente a Cassino dove finalmente si decide a vedere tutti i film del maestro. All'epoca non aveva tempo e li trovava troppo lunghi. Solo a quel punto si rende pienamente conto della genialità di un uomo con cui ha avuto un rapporto privilegiato.
Premiato col David di Donatello, questo di Alex Infascelli è gran bel documentario con le musiche originali di John Cummings (ex chitarrista dei Mogwai). Da non perdere. Purtroppo ha avuto una presenza lampo al cinema come evento speciale a fine maggio 2016. I meriti a Sky Arte per averlo trasmesso qualche sera fa. Un tassello importante per approfondire la personalità di un genio: il regista fra tutti quelli che ci hanno lasciato di cui sento veramente la mancanza. Quando usciva un suo film, anche dopo attese di anni, è stato sempre un momento indelebile. Come una cerimonia che portava ad un appagamento per gli occhi e per la mente. Peccato aver potuto vivere solo tre volte queste emozioni. Pochissimi altri al cinema sono mai più riusciti a trasmettermi qualcosa di simile.
Ha voluto portarci in posti che non avremmo mai immaginato, così li ha immaginati lui per noi. Spielberg
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Kubrick con Emilio D'Alessandro |
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Alex Infascelli con Emilio D'Alessandro |