Il mio primo gruppo musicale aveva un'attitudine new wave. Mentre a Bologna c'era già un certo fermento (Skiantos, Gaznevada), in quel periodo nella bassa romagna le band che cercavano di esprimere qualcosa che non fossero cover anni '70 o hard rock stile Van Halen, erano veramente poche e ci si conosceva tutti. Ci ritrovavamo a suonare in quelle rassegne di gruppi locali che ogni tanto venivano promosse per i "giovani" o alle feste dell'unità. In una di quelle occasioni avevo conosciuto due ragazzi (basso e batteria) che avevano messo su un gruppo e che ci davano giù di brutto, in tutti i sensi. Loro avevano un'attitudine punk innata, non solo nella musica, ma proprio come stile di vita.
Dalle nostre parti c'era una grande discoteca dal target fighetto/tamarro che ogni tanto, avendo intravisto il business, organizzava concerti e così una sera ci ritrovammo insieme a vedere i Damned. Da lì cominciammo a conoscerci e a frequentare saltuariamente questo luogo che in realtà detestavo, di solito a tarda ora. Bastava un pezzo un po' più ritmato e finalmente la serata si movimentava: G e Pier si lanciavano a pogare come forsennati seminando il panico e lo scompiglio nella pista, che ben presto si svuotava, visto anche l'aspetto minaccioso e la stazza notevole dei due soggetti. Bastò che la scena si ripetesse diverse sere perché i ragazzi cominciassero a diventare un problema. Così una sera furono avvicinati da Verdone, uno dello staff (fra l'altro mio amico di infanzia) così soprannominato per la stazza, e invitati nell'ufficio del direttore o del padrone del locale. Quando uscirono, tutti soddisfatti mi invitarono a mangiare nel costosissimo ristorantino della discoteca: in pratica gli era stata offerta una cena con la promessa di non danneggiare più l'immagine del locale. Li seguii perplesso, mi pareva strano conoscendoli che avessero accettato il compromesso. Ci sedemmo, ordinammo da bere e G propose un brindisi, finito il quale lanciò il bicchiere contro la parete, subito imitato da Pier. Ora li riconoscevo! Si metteva male; tempo dieci secondi e Verdone si precipitò al tavolo infuriato, dovendo però mantenere un certo contegno per il bonton del locale. Giuro, mi pareva di essere in un film; può anche darsi che G fosse stato ispirato da Blues Brothers che era uscito in quel periodo, tra l'altro come corporatura e fisionomia ricordava non poco John Belushi. Per concludere, Verdone avvisò che avrebbe chiamato i carabinieri e a quel punto io mi defilai con l'approvazione dei due che non vollero mettermi in mezzo. In effetti si stava andando veramente oltre; loro comunque, malgrado tentassi di convincerli, non si sarebbero mossi dal ristorante. Dopo pochi minuti arrivò la volante e furono accompagnati all'ingresso alla presenza di Verdone per chiarimenti. Fu a quel punto che la situazione precipitò, perché alla domanda delle forze dell'ordine relativa ai bicchieri rotti, G rispose con aria ingenua che non capiva tutto quel caos: erano stati invitati a cena dal padrone e i bicchieri si erano rotti durante un brindisi. Verdone, sentendosi preso per il culo, perse il lume della ragione e all'istante si scaraventò contro G. Entrambi andarono a sbattere con violenza inaudita contro l'auto dei carabinieri ammaccandola in maniera vistosa. I carabinieri basiti rimasero immobili; Verdone resosi conto della cazzata e del fatto che la situazione gli si stava rivoltando contro si calmò immediatamente e tutto finì con pacche sulle spalle. L'unica a rimetterci alla fine fu l'auto dei carabinieri. Non ho mai saputo chi risarcì il danno.
Quando incominciai a frequentare l'università a Bologna li persi di vista, i due fenomeni. Ogni tanto qualcuno mi aggiornava sulle loro gesta. Dopo vent'anni ho rincontrato G per caso all'ospedale, eravamo entrambi in visita ai genitori. Credo che ora faccia il rappresentante; la somiglianza con John Belushi c'è ancora tutta, anche se è svanito lo sguardo truce di un tempo: un ex-punk quarantenne in piena forma, un po' stempiato, con la faccia simpatica e la battuta pronta. Molto più dignitoso di John Lydon.
Dead Kennedys - Too drunk to fuck
mp3
Dalle nostre parti c'era una grande discoteca dal target fighetto/tamarro che ogni tanto, avendo intravisto il business, organizzava concerti e così una sera ci ritrovammo insieme a vedere i Damned. Da lì cominciammo a conoscerci e a frequentare saltuariamente questo luogo che in realtà detestavo, di solito a tarda ora. Bastava un pezzo un po' più ritmato e finalmente la serata si movimentava: G e Pier si lanciavano a pogare come forsennati seminando il panico e lo scompiglio nella pista, che ben presto si svuotava, visto anche l'aspetto minaccioso e la stazza notevole dei due soggetti. Bastò che la scena si ripetesse diverse sere perché i ragazzi cominciassero a diventare un problema. Così una sera furono avvicinati da Verdone, uno dello staff (fra l'altro mio amico di infanzia) così soprannominato per la stazza, e invitati nell'ufficio del direttore o del padrone del locale. Quando uscirono, tutti soddisfatti mi invitarono a mangiare nel costosissimo ristorantino della discoteca: in pratica gli era stata offerta una cena con la promessa di non danneggiare più l'immagine del locale. Li seguii perplesso, mi pareva strano conoscendoli che avessero accettato il compromesso. Ci sedemmo, ordinammo da bere e G propose un brindisi, finito il quale lanciò il bicchiere contro la parete, subito imitato da Pier. Ora li riconoscevo! Si metteva male; tempo dieci secondi e Verdone si precipitò al tavolo infuriato, dovendo però mantenere un certo contegno per il bonton del locale. Giuro, mi pareva di essere in un film; può anche darsi che G fosse stato ispirato da Blues Brothers che era uscito in quel periodo, tra l'altro come corporatura e fisionomia ricordava non poco John Belushi. Per concludere, Verdone avvisò che avrebbe chiamato i carabinieri e a quel punto io mi defilai con l'approvazione dei due che non vollero mettermi in mezzo. In effetti si stava andando veramente oltre; loro comunque, malgrado tentassi di convincerli, non si sarebbero mossi dal ristorante. Dopo pochi minuti arrivò la volante e furono accompagnati all'ingresso alla presenza di Verdone per chiarimenti. Fu a quel punto che la situazione precipitò, perché alla domanda delle forze dell'ordine relativa ai bicchieri rotti, G rispose con aria ingenua che non capiva tutto quel caos: erano stati invitati a cena dal padrone e i bicchieri si erano rotti durante un brindisi. Verdone, sentendosi preso per il culo, perse il lume della ragione e all'istante si scaraventò contro G. Entrambi andarono a sbattere con violenza inaudita contro l'auto dei carabinieri ammaccandola in maniera vistosa. I carabinieri basiti rimasero immobili; Verdone resosi conto della cazzata e del fatto che la situazione gli si stava rivoltando contro si calmò immediatamente e tutto finì con pacche sulle spalle. L'unica a rimetterci alla fine fu l'auto dei carabinieri. Non ho mai saputo chi risarcì il danno.
Quando incominciai a frequentare l'università a Bologna li persi di vista, i due fenomeni. Ogni tanto qualcuno mi aggiornava sulle loro gesta. Dopo vent'anni ho rincontrato G per caso all'ospedale, eravamo entrambi in visita ai genitori. Credo che ora faccia il rappresentante; la somiglianza con John Belushi c'è ancora tutta, anche se è svanito lo sguardo truce di un tempo: un ex-punk quarantenne in piena forma, un po' stempiato, con la faccia simpatica e la battuta pronta. Molto più dignitoso di John Lydon.
Dead Kennedys - Too drunk to fuck
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Gran bel racconto di vita punk...
RispondiEliminaGran bel racconto, sì. Mi sarebbe piaciuto vivere quella scena punk/new wave ai tempi.
RispondiElimina[(comunque per me la dignità del Rotten è intatta)]
mi uniscco al coro, bel racconto, mitica atmosfera
RispondiEliminaC' è sempre n po' di nostalgia nei tuoi accalorati post
RispondiEliminaBel post! ;)
RispondiEliminaA margine. Hai conosciuto i "Bandaid" gruppo punk bolognese?
Gli abbiamo invitati per un concerto qui, nella provincia veneziana nel 1980.
Sinceramente no. In realtà non ho mai seguito più di tanto la scena punk italiana. Io e il mio gruppo eravamo più indirizzati verso altri scenari musicali: Cure, A Certain Ratio, New Order e poi ovviamente Talking Heads.
RispondiElimina"LI" abbiamo invitati, non "gli"!
RispondiEliminaCazzarola che ignoranti che siete!
Felice che ti piace Herself, te lo consiglio veramente tanto.
RispondiElimina@ Anonimo: Può anche scappare un errore di battitura o una svista nei commenti, a volte si scrive di fretta. Non mi sembra il caso di intervenire con questo tono.
RispondiElimina@anonimo: m'inchino a 'co tanta sapienza!
RispondiEliminaCerto che firmarsi "anonimo" dimostra tanta intelligenza!
Grandissimo racconto...da film, con gli attori giusti ne verrebbe fuori qualcosa di grande.
RispondiEliminaIn effetti alcune scene sarebbero memorabili. Il botto contro l'auto fu fantastico: quasi due quintali tutti in un colpo. Abbiamo continuato a ridere per settimane. Poi ho tralasciato una scena ipertrash: una volta mentre pogava uno dei due vomitò sulla pista, poi riprese a saltare imperterrito e scivolò cadendo sulla poltiglia. Crampi alla pancia!!
RispondiEliminaUn bel trip a metà tra i fratelli Cohen e John Landis, con tanto di sana emilianità
RispondiEliminagrande storia, grazie. Poi, visto che Belushi non c'è più, sponsorizzerei Jack Black che ne dici?
RispondiEliminaBuon Primo Maggio, Luka
Un racconto che genera immagini.
RispondiEliminaE non è cosa da poco.
Bella davvero. Buon primo...
RispondiEliminaOttima sceneggiatura, ma non è un film, si capisce bene, c'è tutta la forza del vissuto!
RispondiEliminaBei ricordi, davvero!
Buon Primo Maggio.
RispondiEliminaciao, silvano.