Dopo Neil Young, Peter Gabriel, Cure, David Sylvian e Massive Attack è il turno del primo italiano: un artista che ormai da una vita fa parte del gruppo dei miei numi tutelari.
Negli anni settanta c'erano i festival alternativi della gioventù: una realtà che ho vissuto di sfioro. In una cittadina delle mie parti con forti movimenti underground e di controcultura, a fine estate si organizzava una tre giorni di musica; e fu lì, a 16 anni, che vidi il mio primo concerto (di nascosto ai genitori).
Fu sempre lì che avvenne il primo incontro con De Gregori. Quella sera suonarono in sequenza: lui, da solo con la chitarra (brani da Rimmel e dall'appena uscito Bufalo Bill); Claudio Lolli con la sua band che presentava Ho visto anche degli zingari felici e infine Napoli Centrale con James Senese. Un bel battesimo!
Veniamo alle sette canzoni: scelta molto difficile, visto il repertorio enorme che abbraccia quattro decenni, ma il gioco è questo e anche chi legge è invitato ad indicare le canzoni preferite o anche solo una a cui è particolarmente affezionato.
Bene 1974
Volevo iniziare con una canzone del periodo pre Rimmel; ce ne sono tante che ho amato. Alla fine la scelta è andata su uno dei brani più dolci e intimi, probabilmente ispirato alla figura della madre. De Gregori ha definito Bene una canzone privata e dal vivo non l'ha mai cantata.
Pezzi di vetro 1975
Gli arpeggi e gli accordi di questa canzone erano diventati un'ossessione. L'unica canzone di Rimmel che quando la suonavo c'era sempre qualcosa che non andava. Finché un giorno mi venne in soccorso l'ultima pagina di Ciao 2001 che settimanalmente pubblicava lo spartito di una canzone. E' sempre stata una delle mie preferite. Nel 1992, in Povero me, De Gregori si autociterà cantando: Cammino da sempre sopra i pezzi di vetro, e non ho mai capito come.Bene 1974
Volevo iniziare con una canzone del periodo pre Rimmel; ce ne sono tante che ho amato. Alla fine la scelta è andata su uno dei brani più dolci e intimi, probabilmente ispirato alla figura della madre. De Gregori ha definito Bene una canzone privata e dal vivo non l'ha mai cantata.
Pezzi di vetro 1975
Atlantide 1976
Melodia dolcissima per pianoforte e chitarra con un testo malinconico ed enigmatico che ha il potere di trasportarti altrove.
...rubatele pure i soldi rubatele anche i ricordi
ma lasciatele sempre la sua dolce curiosità
ditele che l'ho perduta quando l'ho capita ma lasciatele sempre la sua dolce curiosità
ditele che la perdono per averla tradita.
La Storia 1985
Come nei tuffi, anche nelle canzoni c'è il massimo coefficente di difficoltà. In questo caso un argomento estremamente ostico da affrontare; un campo minato dove il rischio della retorica è in ogni riga e in ogni parola, di pari passo a quello della scontatezza. E lui che fa? Ti cuce in pochi versi una poesia dal soffio epico con passaggi memorabili.
Il bandito e il campione 1993
Una delle canzoni che mi diverte di più suonare. Il lato griot di De Gregori, insieme a Faber uno dei pochi veri cantastorie moderni della musica italiana. "Se non avessi ascoltato le sue canzoni, non avrei scelto questo mestiere". (De Gregori a proposito di De André).
L'aggettivo "mitico" 2001
Dopo cinque anni senza novità, De Gregori uscì nel 2001 con un capolavoro: Amore nel pomeriggio, vincitore della Targa Tenco. Questo è il brano d'apertura che rimanda alla formazione dylaniana del cantautore romano: una visione lucida e quasi apocalittica del mondo globalizzato: le guerre (la sanguinaria guerra dei predatori e la serena guerra degli aviatori e gli uomini col machete sui fuoristrada, gli uomini a piedi nudi lungo la strada); il disastro ambientale (la fuga degli animali, l'inondazione e la foresta che diventa fumo le stelle pakistane che esplodono sulla frontiera);
la sovracomunicazione che crea un indistinto rumore di fondo; l'irruzione della rete.
Dopo cinque anni senza novità, De Gregori uscì nel 2001 con un capolavoro: Amore nel pomeriggio, vincitore della Targa Tenco. Questo è il brano d'apertura che rimanda alla formazione dylaniana del cantautore romano: una visione lucida e quasi apocalittica del mondo globalizzato: le guerre (la sanguinaria guerra dei predatori e la serena guerra degli aviatori e gli uomini col machete sui fuoristrada, gli uomini a piedi nudi lungo la strada); il disastro ambientale (la fuga degli animali, l'inondazione e la foresta che diventa fumo le stelle pakistane che esplodono sulla frontiera);
la sovracomunicazione che crea un indistinto rumore di fondo; l'irruzione della rete.
Sempre e per sempre 2001
Per chiudere, il mio inno sentimental-politico. Un testo che colpisce il cuore e che trasuda vita e poesia.