Il film racconta l'eccidio di Marzabotto del 1944 sulle colline bolognesi: uno dei più gravi crimini compiuti dai nazisti nella seconda guerra mondiale verso la popolazione civile.
Un pezzo della nostra memoria storica raccontata senza retorica, ma con la forza delle immagini attraverso lo sguardo puro di una bambina che non parla più a causa di un trauma.
Nella prima parte la guerra è un'eco lontana (il rombo degli aerei, i paracadudisti, i bombardamenti su Bologna) mentre Martina passa le sue giornate tra la scuola e la sua famiglia contadina osservando il mondo e gli adulti. Poi dopo l'Armistizio con l'invasione tedesca dell'Italia, la situazione precipita: il fronte avanza e i partigiani cominciano ad agire. Martina aspetta trepidante la nascita del fratellino che avverrà proprio alla vigilia del rastrellamento delle SS.
Nella prima parte la guerra è un'eco lontana (il rombo degli aerei, i paracadudisti, i bombardamenti su Bologna) mentre Martina passa le sue giornate tra la scuola e la sua famiglia contadina osservando il mondo e gli adulti. Poi dopo l'Armistizio con l'invasione tedesca dell'Italia, la situazione precipita: il fronte avanza e i partigiani cominciano ad agire. Martina aspetta trepidante la nascita del fratellino che avverrà proprio alla vigilia del rastrellamento delle SS.
Sono uscito dal cinema con un groppo alla gola, ma con la consapevolezza di aver visto un capolavoro: di estrema sofferenza, ma necessario; doloroso, ma pervaso di poesia; raccontato con rigore e onestà intellettuale, evitando inutili spettacolarizzazioni dell'immane violenza e volando alto, al di là di ogni possibile diatriba di tipo ideologico. L'uomo che verrà è anche uno splendido titolo simbolico oltre che un racconto sulla forza della vita che si chiude con una delle immagini più struggenti e liriche che io abbia mai visto al cinema.
Giorgio Diritti ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, facendo recitare in dialetto bolognese gli attori (con i sottotitoli in italiano); forse un piccolo limite per chi non lo capisce, più che altro per le sfumature e alcuni modi di dire. Per me è stato un piacere, in quanto molto simile al mio dialetto.
Gran Premio della Giuria e Premio Marc’Aurelio d’Oro del pubblico come miglior film al festival di Roma.
Giorgio Diritti ha avuto il coraggio di andare fino in fondo, facendo recitare in dialetto bolognese gli attori (con i sottotitoli in italiano); forse un piccolo limite per chi non lo capisce, più che altro per le sfumature e alcuni modi di dire. Per me è stato un piacere, in quanto molto simile al mio dialetto.
Gran Premio della Giuria e Premio Marc’Aurelio d’Oro del pubblico come miglior film al festival di Roma.
Grazie del consiglio di visione, Lucien, lo faccio mio.
RispondiEliminaun film coraggioso ma credo si possa condividere la scelta del regista. grazie
RispondiEliminaEro in dubbio ma dopo la tua recensione vado più sicuro sperando che le mie radici ferraresi mi aiutino nella comprensione.
RispondiEliminaMi piacerebbe vederlo, anche perchè Diritti, dopo avermi conquistata con lo splendido Il vento fa il suo giro, per me è già diventato una garanzia. Peccato che nei cinema vicini a me non sia in programmazione. Mi sa che dovrò pazientemente aspettarlo in dvd.
RispondiEliminaGrazie Lucien, andrò a vederlo di sicuro. Anche perchè non tutti gli italiani hanno la memoria storica corta...
RispondiEliminaAvevo in programma di andarlo a vedere la prossima settimana, ma mi hai fatto cambiare idea: non riuscirò a scrivere una bella rece come la tua... Ovviamente scherzo, riguardo al non andare a vederlo. Ci andrò con più convinzione invece.
RispondiEliminaLo vedrò senz'altro. Grazie per la segnalazione.
RispondiEliminalo scoglio del dialetto mi spaventa un po', ma vorrei tanto vederlo dopo questa recensione!
RispondiElimina@ Zion:
RispondiEliminaVai tranquilla. Il dialetto non è uno scoglio e i dialoghi non sono serrati. Le immagini spesso parlano da sole.
I film che ci aiutano a ricordare sono preziosi.
RispondiEliminala versione che ho visto io era sottotitolata in italiano. e mi ha colpita il fatto che i sottotitoli non ci fossero, quando parlavano i tedeschi...
RispondiEliminagrazie per quanto hai scritto. anch'io ho sentito il bisogno di scriverne. quando succede, è perché un film lascia il segno.
curiosissimo di vederlo...
RispondiEliminati farò sapere :)
A presto
Non mi ricordavo più che il cinema fosse arte, questo film me l'ha fatto ritornare in mente.
RispondiEliminafilm eccezionale, poi già sai come la penso, e recensione più che degna.
RispondiElimina