mercoledì 23 febbraio 2011

Pensando alla Libia

Poco più di un mese fa ero proprio in Libia, dove (a parte Tripoli) ho visto posti unici e conosciuto volti e persone di cui probabilmente non saprò mai più nulla, ma che rimarranno per sempre impressi nella mia memoria. Madugaz, chitarrista Tuareg dalle mani d'oro e dal blues facile; Suleyman il mistico, che tutte le sere davanti al fuoco celebrava il rito del té; Mohamed grande appassionato dei Tinariwen, che ascoltavamo a tutto volume sulla sua auto; Fauzi, il militare più burlone e simpatico sulla faccia della Terra (soprannominato Bubba per la somiglianza con il personaggio di Forrest Gump). Chissà da che parte si è schierato, lui che ci mostrava orgoglioso le foto dei numerosi figli e ci guardava con i suoi occhi buoni.
In questi giorni ho pensato molto a loro e al Paese che mi ha ospitato. Apparentemente nulla lasciava presagire al terremoto che si è scatenato. Però riflettendo, quarant'anni di dittatura sono lunghi e duri da digerire: probabilmente il fuoco covava sotto la cenere. Ci avevano sconsigliato di parlare di politica e di nominare il nome del colonnello per non mettere a disagio le persone e le nostre guide. Tripoli era tappezzata oscenamente di sue gigantografie, alcune imbarazzanti lo ritraevano in compagnia del suo socio in affari che oggi, dopo giorni di  indecenti titubanze, non ha potuto fare a meno di smarcarsi.
La nostra guida italiana che dovrebbe ripartire in aprile è riuscito a mantenere i contatti fino a pochi  giorni fa, ma da ieri non riesce più a raggiungere nessuno. Per questa gente è arrivato il vento della Storia, speriamo per tutti loro in futuro di democrazia.

8 commenti:

  1. certo che essere appena stati in un posto, poco prima di tali eventi... poteva accadere tutto anche mentre eri lì. credo sia partito tutto in modo appunto non programmato

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  2. Ho come una sensazione che dietro la porta ci sia il caos.Quante certezze stanno cominciando a venir meno..

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  3. la frase più "bella", forse involontariamente, l'ha detta mentana (nonstante sia l'unico tg che riesco ancora a guardare) "il vero dramma non sono i 10.000 morti ma il milione e mezzo di profughi che arriveranno in europa).

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  4. lucien) è questa la roba che ho bisogno di leggere.

    grazie, mod

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  5. Forse loro si stanno liberando dalla dittatura (e a che costo), mentre noi ci siamo entrati!

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  6. Che arrivi davvero un futuro libero e lieve.

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  7. Penso che siamo di fronte ad un cambiamento epocale degli assetti geopolitici (di sicuro dell'Europa Mediterranea) Per ora rappresenta un incognita, ma io spero sempre in bene.

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