(da "Analfabetizzazione - Disoccupate le strade dai sogni)
Claudio Lolli venne a suonare nel mio paese alla festa dell’Avanti. In quel periodo il partito socialista locale tentava di contattare i cosiddetti giovani, categoria eternamente tirata in ballo, per coinvolgerli nell’organizzazione delle feste e darsi un tono di modernità. Malgrado le perplessità iniziali io e altri amici accettammo e armati di pennelli e vernici disegnammo all’interno dell’area della festa un murales psichedelico; convincemmo inoltre i responsabili intrallazzoni del partito sulla necessità di far venire Claudio Lolli a suonare. Probabilmente manco sapevano chi fosse!
Erano i mesi successivi agli scontri di Bologna, alla chiusura di Radio Alice e all’uccisione di Lorusso; alcuni di noi frequentavano l’Università, altri gli ultimi anni delle superiori e tutti più o meno eravamo orientati politicamente in un certo modo, perciò la scelta del cantautore bolognese non fu affatto casuale. Malgrado il nostro scetticismo iniziale, il concerto si fece. Era appena uscito il nuovo album, Disoccupate le strade dai sogni, che prendendo spunto proprio dai fatti di Bologna non risparmiava bordate alla sinistra con brani polemici e sarcastici come La Socialdemocrazia. La serata si trasformò in un vero happening underground con la presenza fra l'altro degli amici di Radio Graal, la radio più fricchettona e anarchica di tutta la Romagna, in cui anch'io avevo appena iniziato a trasmettere. Ricordo le discussioni furiose alla fine del concerto con il segretario della FGCI locale che accusava noi e Claudio Lolli di provocazione politica ed esaltazione della violenza. In seguito nessuno ci convocò mai più; probabilmente anche quell’unica volta, dopo aver visto i primi disegni e gli slogan del murales, i responsabili si erano quasi subito pentiti, ma ormai era troppo tardi. L’esperimento del murales ci era piaciuto e qualche giorno dopo con i resti delle vernici pagate dal PSI dipingemmo la facciata della casa dove ci trovavamo. A fine lavoro l'elemento che faceva più spicco era un cammello in primo piano su uno sfondo a tema orientaleggiante. Da allora il cammello divenne a nostra insaputa l’emblema famigerato della casa. La gente del paese aveva soprannominato il nostro covo la cà de camel. Giravano leggende su quel luogo di perdizione da cui entrava e usciva gente di ogni tipo in quello strano periodo che fu il passaggio tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80: fricchettoni, indiani metropolitani, i primi punk (in seguito dark) e varia umanità con cui sono cresciuto negli anni dell'università ciondolando tra Bologna, il bar e la ca' de camel.
Non so se per iniziativa propria o se sollecitato da qualche cittadino, un pomeriggio si presentò alla casa un Ufficiale della Polizia Municipale che in modo informale e con un certo imbarazzo ci invitò a cancellare il murale. Questo non fu mai fatto malgrado altri blandi solleciti e attualmente il murale, seppure sbiadito, è ancora al suo posto.
Erano i mesi successivi agli scontri di Bologna, alla chiusura di Radio Alice e all’uccisione di Lorusso; alcuni di noi frequentavano l’Università, altri gli ultimi anni delle superiori e tutti più o meno eravamo orientati politicamente in un certo modo, perciò la scelta del cantautore bolognese non fu affatto casuale. Malgrado il nostro scetticismo iniziale, il concerto si fece. Era appena uscito il nuovo album, Disoccupate le strade dai sogni, che prendendo spunto proprio dai fatti di Bologna non risparmiava bordate alla sinistra con brani polemici e sarcastici come La Socialdemocrazia. La serata si trasformò in un vero happening underground con la presenza fra l'altro degli amici di Radio Graal, la radio più fricchettona e anarchica di tutta la Romagna, in cui anch'io avevo appena iniziato a trasmettere. Ricordo le discussioni furiose alla fine del concerto con il segretario della FGCI locale che accusava noi e Claudio Lolli di provocazione politica ed esaltazione della violenza. In seguito nessuno ci convocò mai più; probabilmente anche quell’unica volta, dopo aver visto i primi disegni e gli slogan del murales, i responsabili si erano quasi subito pentiti, ma ormai era troppo tardi. L’esperimento del murales ci era piaciuto e qualche giorno dopo con i resti delle vernici pagate dal PSI dipingemmo la facciata della casa dove ci trovavamo. A fine lavoro l'elemento che faceva più spicco era un cammello in primo piano su uno sfondo a tema orientaleggiante. Da allora il cammello divenne a nostra insaputa l’emblema famigerato della casa. La gente del paese aveva soprannominato il nostro covo la cà de camel. Giravano leggende su quel luogo di perdizione da cui entrava e usciva gente di ogni tipo in quello strano periodo che fu il passaggio tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli anni '80: fricchettoni, indiani metropolitani, i primi punk (in seguito dark) e varia umanità con cui sono cresciuto negli anni dell'università ciondolando tra Bologna, il bar e la ca' de camel.
Non so se per iniziativa propria o se sollecitato da qualche cittadino, un pomeriggio si presentò alla casa un Ufficiale della Polizia Municipale che in modo informale e con un certo imbarazzo ci invitò a cancellare il murale. Questo non fu mai fatto malgrado altri blandi solleciti e attualmente il murale, seppure sbiadito, è ancora al suo posto.
E' la seconda volta che ripropongo (con eventuali modifiche o aggiunte) uno dei primissimi post di questo blog, che proprio questo mese compirà due anni.
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminabella storia! anche io vado per i due e mi sento uno zingaro felice.
RispondiEliminabella storia e bel disco, anche io tempo fa ne parlai (del disco).
RispondiEliminanon posso che unirmi al coro: bella storia;
RispondiEliminapurtroppo adesso c'è solo più la repressione... in nome del decoro urbano!
Ti rendi conto ,Lucien, che tempi abbiamo vissuto?
RispondiEliminaE ora ti guardi intorno e ti cascano le palle...Mah...
@ Alle:
RispondiEliminaDomani forse devo passare dai miei, se ho tempo scatto qualche foto;
l'ultima volta che l'ho osservato, un paio di anni fa, era sbiadito assai.
ero con lolli il mese scorso..venuto a presentare un nostro libro..bè..nel 77 ero a bologna a lettere e filosofia..che aggiungere di più..lolli è un pezzo di quel che son stato..
RispondiEliminaBella storia, e auguri al blog ... Lolli l'ho visto pure io ad una festa di partito... non so se fu quella sera, o una due dopo, che i fasci tagliarono le gomme delle auto della FestainRosso della mia poco rossa città ... era il 2001, non tantissimi anni fa. Formidabili quegli anni (che purtroppo non ho vissuto), ma cose che colpiscono si possono fare anche oggi. Mai perdersi nella rassegnazione.
RispondiElimina