venerdì 14 maggio 2010

Calcio ruspante


Per qualche anno mi sono divertito a giocare a calcio nel campionato amatori. Eravamo una specie di armata brancaleone formata da amici del bar, cani sciolti ed alcuni ex-giocatori di serie superiori quasi quarantenni. Le maglie arancioni della nazionale olandese evidenziavano la nostra ammirazione per il calcio totale e gli schemi di Arrighe: dalle nostre parti considerato un vate. L'allenatore si presentava sempre al campo con un taccuino dove aveva trascritto i preziosi schemi da applicare, provenienti direttamente da Sacchi, persona sempre squisita e disponibile. Nel nostro campionato però non c'erano i guardalinee perciò è facile immaginare come spesso andasse a finire la tattica del fuorigioco.
Uno dei personaggi più divertenti del gruppo era il mitico Gel, un mio coetaneo che con Sacchi ci aveva veramente giocato quando allenava nelle serie minori. Da giovane era fortissimo, un vero talento; fu notato da alcuni osservatori e andò a fare un provino per la Roma, ma non ne aveva voglia per niente: agli allenamenti preferiva le Ceres, le Marlboro e il bar. Amava Falcao e odiava il freddo e in inverno sotto la maglia da gioco indossava la giacca a vento. Per correre poco si era adattato a fare il libero e nell'intervallo tra i due tempi lo si vedeva farsi la birretta e una paglia.
Per le trasferte si andava a giocare nei campi più improbabili: ce n'era uno verso la bassa ferrarese che si trovava vicino all'argine di un canale sul quale si piazzavano i tifosi indigeni che per tutta la partita insultavano gli avversari e l'arbitro in un dialetto sconosciuto. Mancavano solo le frecce in campo! A volte il pallone usciva e finiva nel canale rendendo il suo recupero con pertiche e bastoni una telenovela. Le partite in casa erano un puro divertimento con gli amici che venivano a tifare ma anche a sfotterti. Gli arbitri in molti casi erano delle vere e proprie macchiette. Mi ricorderò sempre quella volta quando prima di iniziare la partita, l'arbitro (un tipo simpatico, ma decisamente negato e sovrappeso) si rivolse a noi giocatori dicendo in dialetto: Oggi rompete poco i maroni perché stanotte ho dormito male; ieri sera ho mangiato troppi porotti (cipollotti) e ho un alito che vi stendo.
Io giocavo a centrocampo e il mio modello era Rijkaard (più o meno stessa età e stessa altezza) ma più che altro ero un Angelo Colombo di periferia (con tutto il rispetto per lo splendido gregario di quel Milan stellare).

13 commenti:

  1. Per curiosità il paese della bassa ferrarese col dialetto sconosciuto è Comacchio?

    RispondiElimina
  2. @ Euterpe:
    No, ma non molto distante: un paesino a una trentina di Km da Comacchio. (Il dialetto comunque è quello)

    RispondiElimina
  3. poveri arbitri, i ricordi più divertenti riguardano sempre loro. una volta in un torneo scolastico-oratoriale, sotto un gran acquazzone, ci beccammo in semifinale un omino che arbitrava con l'ombrello. dopo un gol di sinistro col quale per poco non spacco la rete mi esce di bocca un ruggito che è più o meno la somma fra quello di Falcao in Italia-Brasile e quello di Tardelli in finale a Madrid, col quale spavento tre o quattro bambini a bordocampo. l'omino con l'ombrello, 50 anni a occhio e croce, si avvicina a me che ne ho 17 e tutto timido e serio squittisce: "Per favore, urli un pochino più piano o la devo ammonire".

    RispondiElimina
  4. Io, a calcio ,ho sempre fatto cagare .
    Se passi facciamo una partitina al mio nuovo gioco di società.
    Siete tutti invitati ! :-D

    RispondiElimina
  5. quando io e i miei amici giocavamo per strada, così come penso abbiano fatto tanti ragazzi della mia età, involontariamente abbiamo inventato lo street-football. Niente falli laterali o calci d'angolo, gioco di sponda con le auto parcheggiate, niente arbitro. Ci sarebbe da richiedere i diritti alla EA-Sports ! ;o)

    RispondiElimina
  6. @ Harmonica:
    Oltre che in strada, da ragazzini si giocava in un cortile asfaltato dove le pareti delle case erano parte del campo: il gioco di sponda era fondamentale!

    @ Zio Scriba:
    La sana bestialità dei 17 anni :-D

    RispondiElimina
  7. angelo colombo di peiferia � grandioso! :-)

    RispondiElimina
  8. Mi fai tornare in mente Osvaldo Soriano.
    p.s.
    Anche per questo post solo uomini, come quello delle suore in piscina (a parte Euterpe, che non so di che sesso sia). Sei un sessita.

    RispondiElimina
  9. Buongiorno a tutti!! Una situazione simile io ho avuto la fortuna di viverla nel primo campo del mitico Chievo Verona, il Bottagiso, dove l'Adige si è portato via centinaia di palloni. Quella volta (diciamo 1981 circa) perdemmo 1 a 0, io ero il portiere di una squadra di allievi di periferia. Giocai magnificamente (tanto da meritarmi un provino, rivelatosi poi catastrofico...), ma mi fece autogol il mio libero che era proprio un ex Chievo, scartato perchè ritenuto troppo basso... Magnifico. Grazie dell'ospitalità!

    http://ilpuntogd.blobspot.com

    RispondiElimina
  10. Non ho mai giocato a calcio, ma i racconti calcistici mi sono sempre piaciuti. Non importa che si parli di mondiali o di episodi personali come i tuoi, c'è sempre una certa magia.

    RispondiElimina
  11. @ Gianni:
    Grazie a te della visita e dell'aneddoto.

    @ Shakib:
    Il racconto dello sport in generale e dei sentimenti che trasmette ha un fascino particolare.

    @ Alligatore:
    Per il calcio non c'è niente da fare: anche la mia co-pilota, le poche volte che ci guardo si spegne come un interuttore. Cosa che ad esempio non accade per il basket.

    RispondiElimina
  12. Quasi un film, mi ci vedrei la compagnia di radiofreccia ad interpretarlo.

    RispondiElimina
  13. Fantastico! Ma maglie arancioni o proprio maglie dell'Olanda? Il calcio amatoriale e locale è sempre fonte di divertimento, sia per chi gioca, sia per chi assiste :D

    RispondiElimina

Welcome