domenica 29 dicembre 2013

Cinema: il meglio e il peggio del 2013

Sessantadue film. Poco più di uno alla settimana, di cui la metà circa al cinema. Ma l'obiettivo ideale (utopistico) della teiera resterà sempre quello di Truffaut: Tre film al giorno, tre libri alla settimana, dei dischi di grande musica basteranno a fare la mia felicità fino alla morte.
Anche quest'anno è arrivato il classificone (work in progress).

L'OLIMPO

1) DJANGO UNCHAINED di Q. Tarantino -  9 travolgente
Quentin non tradisce mai! Solo un mezzo gradino sotto Inglorious Basterds, ma in ogni caso quasi tre ore di pura goduria cinefila con quattro attori strepitosi

2) QUALCOSA NELL'ARIA di Oliver Assayas - 8½  limpido
Gli anni dell'utopia e del dogmatismo raccontati con commovente lucidità attraverso i diversi percorsi di crescita di un gruppo di ragazzi parigini all'ultimo anno di liceo. Colonna sonora fantastica con Syd Barrett, Nick Drake, Captain Beefheart, Soft Machine, giusto per citarne alcuni.

3) BROKEN di Rufus Norris 8½ toccante
Da non perdere: attori fantastici, regia asciutta e di alto livello e... preparate un fazzoletto. Dannazione, c'è proprio da soffrire e da commuoversi sinceramente e senza tiri ruffiani: il bullismo, la scoperta del sesso, la delusione nei confronti del mondo adulto, la relazione con la malattia mentale. Una storia tenera e durissima come solo gli anni dell'adolescenza sanno essere.

L'ECCELLENZA
Re della terra selvaggia 8 primordiale
Zero dark thirty 8 tosto
Prisoners 8 lacerante
Philomena 7½
Miele 7½ coraggioso
Il lato positivo 7½ brillante
Nella casa 7½ multilevel
Un giorno devi andare 7½ profondo
The Master 7½ complesso
Giovane e bella 7½  pungente

DA VEDERE
Bellas mariposas 7 tribale urbano
Gravity 7 immersivo
Noi siamo infinito 7 formativo
Looper 7 ispirato
Blue Jasmine 7 disilluso
La grande bellezza 7 onanista
Bizantyum 7 gotico
No - I giorni dell'arcobaleno 7 politico
Come un tuono 7 tre in uno

SI POSSONO VEDERE
Molière in bicicletta 6½ sottile
L'ultima ruota del carro 6½ piacione
La notte del giudizio 6½ ferino
The Liability 6½ schizzato
Confessions 6½ disturbato
Anna Karenina 6½ audace
La fine del mondo 6½ cazzaro
Cloud Atlas 6½ ridondante
Viva la libertà 6½ attuale
La scelta di Barbara 6½ algido
Anni felici 6 ingenuo
Elysium 6 sprecato
Stoker 6 elegante/vuoto
Blood 6 plumbeo
Firefox - Ragazze cattive 6 puntiglioso
Paulette 6 passabile
Spring breakers 6 mtv degenerato
Effetti collaterali 6 patinato
Promised land 6 Gus main stream
Educazione siberiana 6 addomesticato
Gambit 6 leggero
Les Misérables 6 estenuante
Killer in viaggio 6 pretenzioso
In darkness 6 meccanico

ANCHE NO
L'intrepido 5½ riuscito a metà
Oblivion 5½ senz'anima
Il ministro 5½ forzato
La cuoca del presidente 5½ insipido
In trance 5½ cervellotico

DA EVITARE
Don Jon 5 insulso
World War Z 5 fallimentare
The Bay 5 ributtante
La miglior offerta 5 telefonato
La scoperta dell'alba 5 veltroniano
La madre 5 fuffa ghost
Upside down 5 annacquato
The Impossible 5 inutile
Our day will come 5 presuntuoso
Cercasi amore per la fine del mondo 5 ba
L'ipnotista 4½ scialbo
Una ragazza a Las Vegas 4 raschiabarile

giovedì 26 dicembre 2013

1967: L'estate di Sgt. Pepper

Finalmente è stato tradotto in Italia il libro di George Martin (geniale produttore e arrangiatore definito anche il quinto Beatles) che racconta dall'interno la genesi che ha portato alla nascita di Sgt Pepper's lonely hearts club band, un album che come pochi altri ha cambiato la storia della musica pop. Un po' di parte e autocelebrativo, anche perché all'epoca non esistevano solo i Fab Four, ma risulta irresistibilmente affascinante per un appassionato di musica conoscere il processo creativo di canzoni come A day in the life, Lucy in the sky with diamond e altri capolavori realizzati nei mitici studi di Abbey Road. Lo sto gustando pagina dopo pagina, come un ottimo dessert natalizio.
Certo che essere teletrasportati nel 1967, anche senza biglietto di ritorno, non sarebbe male. E non solo per la musica: ma per l'ottimismo, seppure ingenuo, la summer of love, la fiducia nel futuro e tutto il resto. Se potessi scegliere un anno per viaggiare nel tempo sceglierei proprio questo.

Con Sgt. Pepper i Beatles misero il mondo di fronte a uno specchio. E al suo interno il mondo poté guardarsi nella versione caleidoscopica e rutilante del '67. Non ci vide soltanto le confuse e spesso bizzarre eccentricità del movimento hippie, quanto soprattutto la sua espressione migliore, la più idealmente elegante: non il sordido sottobosco della tossicodipendenza, ma le intriganti potenzialità derivanti da un uso creativo delle sostanze stupefacenti.
L'estate di Sgt. Pepper -  di George Martin - La Lepre Edizioni  (pag.21)

Oltre al citato capolavoro dei Beatles si potevano ascoltare...


martedì 24 dicembre 2013

mercoledì 11 dicembre 2013

Joan As Policewoman - The Classic

Sensazioni positive (come quelle trasmesse da questa canzone) nonostante lo sbattimento, la crisi e la marea di burocrazia che si è abbattuta sulla teiera.
A marzo uscirà il nuovo album di Joan Wasser, meglio nota come Joan As Policewoman, che in questo singolo riscopre la leggerezza del doo-woop cantando lungo le strade ed i marciapiedi di New York in compagnia di Joseph Arthur. Speriamo sappia ripetere la magia dell'ultimo album: The Deep Field, uno dei migliori del 2011.
 

martedì 12 novembre 2013

Tributo di Morrissey a Lou Reed

Una delle canzoni più belle scritte da Lou Reed nella versione di Morrissey. L'ex cantante degli Smiths da un paio d'anni la esegue nei suoi live e presto uscirà in versione digitale.
"Non ci sono parole per esprimere la tristezza per la morte di Lou Reed. Sarebbe dovuto esserci per tutta la mia vita. Sarà sempre nel mio cuore. Grazie a Dio esiste chi, come Lou, si muove all'interno delle proprie leggi, altrimenti immaginate come sarebbe noioso il mondo." Morrissey 



lunedì 4 novembre 2013

Generazione Cannibale

Tamburini, Liberatore, Scozzari, Pazienza.

Il trasloco imminente ha fatto riemergere dal fondo di una libreria frammenti di passato. Emozionante riprendere in mano i vecchi numeri del Cannibale e le foto di quel periodo. Era il mio primo anno d'università e in una Bologna apparentemente normalizzata dopo la repressione culminata con l'arrivo dei carri armati "chiamati" dal compagno sindaco Zangheri, convivevano il fricchetonismo degli indiani metropolitani e le pulsioni punk/wave che cominciavano a manifestarsi nei concerti di Skiantos e Gaznevada. I miei stessi gusti musicali spaziavano e sbandavano gioiosamente senza prendere una direzione precisa: dai Gong ai Devo, dai Clash ai Supertramp, dagli Area ai PIL.
Per quanto riguarda i fumetti, invece, mi innamorai a prima vista di questa rivista che troncava ogni legame con tutto ciò era stato precedentemente pubblicato in Italia. Un gruppo di autori all'epoca fuori da ogni logica di mercato, liberi e geniali: la creatività e la sregolatezza al potere. Due soli anni di vita, che bastarono a lanciare una nuova generazione di artisti e personaggi (primo fra tutti Rankxerox) che proseguirono su Frigidaire. Un connubio di provocazione ed innovazione grafica e stilistico-culturale che purtroppo ebbe vita breve per poi degenerare, ma che ancora oggi si può considerare all'avanguardia. Si raccontava che il primo numero era stato stampato in proprio negli ambienti underground grazie ad un cilindro di carta sottratto dagli autonomi da una cartiera di Roma e venduto a mano tramite canali alternativi.


























martedì 29 ottobre 2013

Da Lata - Fabiola

Il tempo per scrivere è ancora troppo poco, ma quello per ascoltare cerco sempre di trovarlo.
Da Londra De Lata: un grande ritorno dopo dieci anni di pausa. World etno-fusion ai massimi livelli. Ascoltate questa bomba live: un'onda travolgente di energia.



Ritornano dopo dieci anni i Da Lata, fieri alfieri di un incrocio tra tropicalismo e africanismo, con tinte prese da ovunque.
Il disco comincia a prendere forma nel 2010 quando si ritrovano Chris Franck e Patrick Forge, e riparte la magia. Forti di una grande stima fra i musicisti, Fabiola nasce dalla fusione di suoni simili e meno simili. Di base c'è un grande amore per il Brasile e la sua musica, sia nei mezzi che nella sostanza, ovvero quel modo di suonare e di comporre che non ha eguali. La sorella maggiore del Brasile, l'Africa, compare sempre nelle composizioni dei Da Lata, ma le contaminazioni arrivano da ogni parte, dal folk europeo, come dalla psichedelia o dall'elettronica. Fabiola è una delizia per le orecchie, ci sono mille sorprese e milioni di dolcezze e morbide curve. Dentro questo disco c'è molta Londra, e la sua continua fusione, quell'aggiungere per crescere. Non stupisce che i Da Lata abbiano suonato per musicisti come Femi Kuti, Sly And Robbie, Bebel Gilberto e tanti altri, e che siano stati davanti alle platee di Coachella, Roskilde, Glastonbury etc.
Gli ospiti sono tanti e tutti portano ulteriore stile ad un affresco già magnifico. Un disco che fa viaggiare e fa godere, cullando i nostri nervi esasperati da questo vivere moderno.Un grandissimo ritorno, con onde dolci e un brezza piacevole. 
Recensione su iyezine.com

domenica 27 ottobre 2013

Sad Song

"... I never cared for trends, that never bothered me. Music was what bothered me, what interested me. I always believed that I have something important to say and I said it."
NY Rock, 1998 - intervista a Lou Reed

Un uomo così, ci mancherà.


venerdì 18 ottobre 2013

Walter White for president: da Twin Peaks a Breaking Bad

Non sono mai stato un patito delle serie televisive, ma Breaking Bad mi ha preso parecchio. Tant'è che ci stiamo sparando, a dosi regolari, tutte e cinque le stagioni! 
Sarà la capacità di generare empatia da parte di Walter White (anonimo e perdente prof. di chimica di Albuquerque che decide di cucinare e spacciare metanfetamina per permettersi le cure di un tumore ed assicurare un futuro alla famiglia); saranno le situazioni grottesche alla Coen, i dialoghi alla Tarantino e l'umorismo nero; o più semplicemente sarà la qualità delle puntate, che resta costante: con una progressione lenta, ma micidiale di reazioni a catena che ne scatenano altre e così a seguire, mantenendo sempre alti i livelli di originalità e tensione. 
Era dai tempi di Twin Peaks e X-Files che non mi capitava di appassionarmi così ad una serie televisiva! Questa volta a scoppio molto ritardato. Guai a rivelarmi quale sarà il destino di Walter aka Heisemberg.

sabato 12 ottobre 2013

Tamikrest: ricordi di viaggio e di musica

L'autunno, oltre la nebbia e le piogge, porta sempre buoni frutti. E questo nuovo disco in particolare, intitolato Chatma, ha destato dolci ricordi legati al concerto di Faenza, una sera d'estate di un paio di anni fa. Struggente, invece, rivedere le foto di viaggio nel deserto, quando ho avuto la possibilità di conoscere questa gente, parlare e suonare con loro davanti al fuoco.




















Chatma significa sorelle ed è dedicato alle donne tuareg: «sono il simbolo della libertà e della speranza, la base di un cambiamento verso un mondo migliore. Spesso stanno nell’oblio, all’ombra di conflitti, questo album rende loro onore»
... di fronte a tanta psichedelia di bassa qualità, Chatma è un piacevole soffio caldo che vorremmo ascoltare più spesso. Outsidermusica.
La recensione del Killer

martedì 1 ottobre 2013

Ristrutturazione

Work in progress. La teiera è ribaltata, ma prima o poi spero di ritrovare il tempo e la voglia per tornare a scrivere e commentare dagli amici.
A presto.

mercoledì 11 settembre 2013

Arcade Fire - Reflektor

Arcade Fire con la collaborazione vocale di David Bowie, più Anton Corbijn alla regia per uno due video (strepitosi) di cui il secondo sotto interattivo con una pagina web appositamente dedicata. Il tutto per il nuovo singolo della band canadese uscito ufficialmente stasera. A questo punto sono più che curioso in vista dell'uscita dell'album, prevista per il 29 ottobre.
«We fell in love when I was nineteen, and now we're staring at a screen»  Reflektor




CLIC

venerdì 6 settembre 2013

La teiera volante a New York: 4 - Chelsea Hotel

Fa una certa tristezza vedere i dodici piani del Chelsea Hotel in ristrutturazione per ricavarne appartamenti di lusso. Ci hanno concesso di entrare appena nell'ingresso per dare una sbirciata veloce e poi leggere le targhe all'esterno, fra cui quelle dedicate a Leonard Cohen e Dylan Thomas. E così anche l'hotel dai mattoni rossi costruito nel 1883 e trasformato dal 1905 in albergo per clienti a lungo termine, finirà il suo corso.
Più che un albergo “Il Chelsea” passava per essere “La Casa” dove la libertà dello spirito, la tolleranza delle diversità, facevano il palo con l’arte e la creatività. Insomma, un rifugio ideale per tutti gli artisti, talentuosi e non. (M. Pipitone).
Arthur Miller, Mark Twain, Edgar Lee Masters Jack Kerouac, Jean Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Tom Wolfe, Andy Warhol, Dylan Thomas, Edith Piaf, Janis Joplin, Leonard Cohen, Bob Dylan, Joni Mitchel, Lou Reed, Andy Warhol, Charles Bukowski, Allen Ginsberg, Patti Smith,  Robert Mapplethorpe,  Basquiat...
Difficile citarli tutti: musicisti, artisti, scrittori e poeti che hanno lasciato un segno nella formazione di più di generazioni. Resterà nella storia.

giovedì 5 settembre 2013

La teiera volante a New York: 3 - US Open

Il paese dei balocchi per gli appassionati di tennis. Non ti crescono le orecchie da asino ma la punizione consiste nel prosciugarti la carta di credito!
Viste le ottime previsioni decidiamo per la seconda giornata anche perché giocano tante italiane e Federer nel centrale al primo turno. Si prende la linea 7 che va nel Queens e si scende alla penultima fermata. Nella prima settimana di torneo, basta arrivare un po' presto e si può fare un biglietto giornaliero (costo 62$) che dà diritto all'ingresso sia nei campi principali che in quelli secondari, dove si possono vedere i giocatori da molto vicino. Può capitare come a noi di ritrovarsi seduti di fianco Barazzutti e al simpatico allenatore di Roberta Vinci che alla mia domanda sul valore dell'avversaria ungherese (stazza doppia dell'italiana) ha commentato dicendo che più che una giocatrice di tennis si trattava di una lottatrice di sumo. Roberta ne esce vincente grazie alla sua classe in grado di fronteggiare senza problemi le mazzate della magiara dall'urlo feroce.
Impressionante il colpo d'occhio all'Arthur Ash dove Federer ha strapazzato un giocatore sloveno (poi Roger se n'è uscito mestamente agli ottavi). 
















L'ultimo set perso da Dimitrov: astro nascente, nonché martellatore sciagurato.

Classe, testa e un gran rovescio in back.


Bella e brava... ma ogni tanto serve anche un piano B.


Ho visto una Pennetta in forma smagliante, infatti...

martedì 3 settembre 2013

La teiera volante a New York: 2 - Incontro ad Harlem

Il primo giorno visitiamo Harlem. All'ingresso di una chiesa un anziano signore di colore si avvicina zoppicando col suo bastone; ci saluta e chiede da dove veniamo. Sorride e dice che lui sì, c'è stato in Italia però tanti anni fa. Io, ingenuamente, chiedo se per lavoro o in vacanza e lui risponde scandendo in italiano una sola parola: g-u-e-r-r-a. La stessa in cui ha combattuto anche mio nonno, gli racconto, perdendo entrambi i piedi per assideramento. Gli occhi diventano lucidi mentre recita a memoria i luoghi in cui è stato: Francavilla, Taranto, Napoli... fino al giugno del 1945. Di sicuro era giovanissimo, perché secondo me non può arrivare a novant'anni. Gli spiego che in Italia il 25 aprile si festeggia ancora la liberazione grazie al loro decisivo intervento e che dalle mie parti, nella bassa romagna, il fronte stagnò per parecchi mesi con i tedeschi e gli alleati che si combattevano tra le due sponde del fiume riducendo in macerie i nostri paesi. Prima di salutare per avviarsi alla messa, ci dice il suo nome anche stavolta in italiano: Luigi (Louis immagino) e chiede i nostri due per poi cercare di pronunciarli in maniera corretta. Stringo la sua grande mano e come lui mi commuovo un po'.

lunedì 2 settembre 2013

La teiera volante a New York: 1 - The High Lines

Appena tornato da New York e stonato dal fuso orario (mai riuscito in vita mia a dormire in aereo) lascio alcuni flash di viaggio, scritti durante il volo di ritorno: i luoghi e gli incontri che mi sono rimasti più impressi nelle tante ore di cammino in un raggio d'azione tra Harlem a Brooklyn.








































The High Lines è una vecchia ferrovia merci sopraelevata, dismessa da decenni, che attraversa gli storici quartieri di Chelsea e Metpacking district, l'ex distretto dei mattatoi. In origine era lunga 21 km e attraversava 103 streets trasportando tutte le merci per la città senza interferire con il traffico. Dopo essersi opposta alla sua totale demolizione, un'associazione di volontari newyorkesi ha contribuito a riconvertirla in un parco verde lineare, aperto nel 2009. In pratica si attraversa una porzione di Manhattan camminando lungo una parte del percorso originario delle rotaie sulle quali è cresciuta vegetazione spontanea e piccoli alberi: una vista unica e rilassante dall'alto su strade, graffiti, vecchi palazzi ed ex-magazzini della grande mela. Un ambiente urbano unico nel suo genere: esempio intelligente di convivenza tra passato e modernità (una cosa simile si trova solo a Parigi). Cosa che purtroppo in Italia abbiamo smarrito... e pensare che di passato ne abbiamo da vendere!
Lungo il percorso varie installazioni artistiche e graffiti. Se andate a New York è una bella passeggiata di 2 Km. a dieci metri d'altezza. Nei prossimi giorni gli altri post.

lunedì 19 agosto 2013

CBGB: 50.000 bands e un bagno disgustoso

Interrompo la pausa d'agosto per segnalare l'uscita imminente in America di CBGB: il film sullo storico locale dove sono nati il punk e la new wave newyorkese. La sala, ormai chiusa dal 2006, è ora sede di un negozio di abbigliamento di John Varvatos. Segno dei tempi, cantava Prince.
La teiera volante atterrerà per la prima volta sulla grande mela nell'ultima settimana di agosto, ma per questa visita come anche per il Chelsea Hotel (chiuso e in procinto di diventare un condominio di lusso) purtroppo siamo fuori tempo massimo.
Ci consoleremo con la colonna sonora del film:
Life During Wartime – Talking Heads
Kick Out the Jams (Uncensored Version) – MC5
Chatterbox – New York Dolls
Careful – Television
Blank Generation – Richard Hell & The Voidoids
Slow Death – Flamin’ Groovies
I Can’t Stand It – The Velvet Underground
Out of Control – Wayne County & The Electric Chairs
Psychotic Reaction – The Count Five
All For the Love of Rock ’n’ Roll (Live) – Tuff Darts
All By Myself – Johnny Thunders & The Heartbreakers
California Sun (Original Demo) – The Dictators
Caught With the Meat in Your Mouth – Dead Boys
I Got Knocked Down (But I’ll Get Up) – Joey Ramone
Get Outta My Way – The Laughing Dogs
Sunday Girl (2013 Version) – Blondie
I Wanna Be Your Dog – The Stooges
Sonic Reducer – Dead Boys
Roxanne – The Police
Birds and the Bees – Hilly Kristal

martedì 30 luglio 2013

Broken

Nella periferia anonima di Londra si incrociano le vicende di tre famiglie, ognuna alle prese con qualcosa che si è spezzato per sempre (broken, appunto). Archie, il sempre ottimo Tim Roth, è un avvocato abbandonato dalla moglie che deve crescere due figli adolescenti: una maschio e una femmina (la dolce protagonista soprannominata affettuosamente Skunk, cioè puzzola). Oswald è un padre vedovo con tre figlie, violento e iperprotettivo. Rick è un ragazzo con problemi mentali che vive con i genitori apprensivi.
Siamo in pieno dramma sociale-familiare, genere che gli inglesi sanno trattare come pochi. In questo caso il regista è Rufus Norris, quasi esordiente al cinema ma veterano del teatro. Il racconto è incentrato sulla piccola e fragile Skunk, dodicenne protagonista di una serie di eventi drammatici che le segneranno l'esistenza.

Il film è stato presentato nel 2012 a Cannes e ha vinto nello stesso anno il British Independent Film Awards. Da non perdere: attori fantastici, regia asciutta e di alto livello e... preparate un fazzoletto. Dannazione, c'è proprio da soffrire e da commuoversi, sinceramente e senza tiri ruffiani: il bullismo, la scoperta del sesso, la delusione nei confronti del mondo adulto, la relazione con la malattia mentale. Una storia tenera e durissima come solo gli anni dell'adolescenza sanno essere.
Che ve lo dico a fa', in Italia niente distribuzione, perciò cercatelo su cineblog perché merita veramente. Inizio e titoli di coda sulle note della dolce Colours dei Blur, riadattata e cantata dalla stessa giovane protagonista Eloise Laurence: già più di una promessa.

lunedì 29 luglio 2013

Non ho risposte semplici

Well, you don't make it easy on viewers or critics. You've said you want an audience to react emotionally. You create strong feelings, but you won't give us any easy answers.
That's because I don't have any easy answers.
Certo lei non facilita le cose, né agli spettatori, né ai critici. Ha affermato di voler suscitare reazioni emotive nel pubblico. Crea delle emozioni forti, ma si rifiuta di darci risposte semplici.
E' perché non ho risposte semplici.
Stanley Kubrick (intervistato su Rolling Stone 27/8/87)

In questo torrido fine luglio avrebbe compiuto 85 anni colui che mi ha fatto amare il cinema più di chiunque altro.

giovedì 25 luglio 2013

Capitale europea della cultura (senza cinema)

Si discuteva nel blog di Maurizio, Torno ai vinili, della bellezza dei film visti sul grande schermo e del valore di un'opera scaricata e vista al computer o in tv.

Dalle mie parti la dittatura della multisala sta umiliando il cinema più del download selvaggio*. Entri all'orario di inizio indicato e ti becchi 20 minuti di pubblicità orrenda; stessa cosa tra i due tempi. Su dodici film, undici sono blockbusters di merda. Va bene: i mosaici bizantini, la tomba di Dante, Muti e il festival; Ravenna però non ha neanche una sala decente e aspira a diventare capitale europea della cultura? Mah!

* Attività che mi permette di vedere anche opere che altrimenti resterebbero invisibili per sempre.

mercoledì 24 luglio 2013

Autostop

Prima degli anni '80 e di Gioca Jouer l'autostop era una cosa seria. Essendo nato nel 1960, è stata per me una stagione breve che ho vissuto degnamente fino al suo epilogo inevitabile. Sì perché da un certo punto in poi, causa il boom catastrofico dell'eroina ed il proliferare di tossici e scoppiati, gli automobilisti non si sono più fidati. Fra l'altro film come The Hitcher del 1986 con Rutger Hauer nei panni dell'autostoppista psicopatico, non hanno certo aiutato. Un tempo era quasi il contrario: nella mia carriera di autostoppista mi è capitato più di una volta di ricevere passaggi da personaggi poco raccomandabili.
Per tre anni consecutivi le mie vacanze estive di studente sono state subordinate a questa filosofia di viaggio, slow per eccellenza: pochissimi soldi, sacco a pelo e autostop. Due viaggi memorabili in Spagna e in Sicilia, dove eravamo partiti addirittura in otto (cinque maschi e tre femmine) divisi a coppie. Ovviamente la coppia mista era sempre la più avvantaggiata. Di solito si decideva una meta (in quel caso Trapani, per poi traghettare alle Egadi) stabilendo il punto di ritrovo che quasi sempre era la stazione.

Una sera io e Gigi ci ritroviamo sul raccordo anulare; nessuno si ferma e decidiamo di raggiungere un parchetto ai margini di una villa per riposarci. Appena stesi i sacchi a pelo e dato il primo morso al panino, dalla recinzione dietro di noi sentiamo ringhiare. Ci giriamo e nella penombra vediamo le sagome di due cani lupo. Raccogliamo tutto in fretta, ma nel frattempo il più grosso dei due si materializza dalle parte opposta verso la via di fuga: silenzioso e immobile, ma non per questo meno minaccioso. Non troppo convinto impugno il coltello da viaggio temendo il peggio, ma dopo pochi minuti la bestia si dilegua nell'oscurità incombente. Quella sera ho afferrato a pieno il  significato di correre in preda al panico.  
A volte le botte di culo erano incredibili, come quando in Spagna due nostri amici ebbero un passaggio da un uomo d'affari tedesco in mercedes che stava raggiungendo la famiglia in vacanza a Rimini. Arrivarono a casa 24 ore prima di noi.
Un'altra volta, tra la Basilicata e la Campania, salimmo sull'auto scassata di tre freak brothers in versione irpina completamente sbarellati, oltre che fatti. Quando ci rendemmo conto che la loro auto era una farmacia abusiva ambulante, mica potevamo dire: No grazie, abbiamo cambiato idea!
Fortunatamente ci andò bene e la portammo a casa senza incidenti e senza incorrere nella squadra narcotici.
A proposito di sbarellati...

giovedì 18 luglio 2013

Robert Fripp - Exposure

Capita a volte che la mia memoria musicale, come una roulette del tempo, faccia uscire il nome di un disco dimenticato per anni e con esso la voglia di riascoltarlo. Per fortuna la rete placa velocemente questa sete, anche perché il vinile è sparito dalla mia collezione: ricordo che rimase per un intero pomeriggio d'estate sul cruscotto dell'auto deformandosi irrimediabilmente con più ondulazioni che lo resero inascoltabile.  
Quando nel 1979 la new wave sovvertì il panorama musicale mondiale, c'era chi era pronto e chi no. Fripp, musicista da sempre attento alle novità e pronto a sperimentare, uscì con questo album solista: un mosaico di generi in cui sintetizza il suo grande talento attorniato da collaboratori come Peter Hammil (Van Der Graaf Generator), Brian Eno e Peter Gabriel che gli regala due brani, qui riadattati in maniera portentosa: Exposure in una trascinante versione funk reinterpretata dalla voce devastante di Terre Roche e Here Comes the Flood in una versione ancora più intensa dell'originale. Due capolavori agli opposti: schizzato il primo, dolcissimo il secondo. Nel complesso un disco che si colloca in quell'ambito di sperimentazione e rinnovamento che rese entusiasmante il paesaggio musicale dalla fine degli anni '70 ai primi '80.
Nel 2006 l'album è stato ripubblicato in versione CD con 5 tracce in più in versione alternative. Per chi volesse approfondire c'è una buona pagina di wikipedia.


lunedì 8 luglio 2013

Canzoni antipatiche

Trattasi di quelle canzoni che ti urtano fin dal primo ascolto, un po' come le persone che ispirano antipatia a prima vista. La differenza è che con gli esseri umani è capitato a volte di ricredermi: con le canzoni no. E non è una questione riguardante il testo o l'artista; no, no: è proprio la canzone che sprizza antipatia ad ogni nota. Dal breve elenco sottostante ho escluso a priori gente tipo Antonacci e giù di lì perché non sono neanche da prendere in considerazione.

Mina - La Banda
Fin da bambino, quando la sentivo alla hit parade (dove restò in classifica per ben tre mesi) mi dava, e mi dà tuttora avendola riascoltata, un senso di tristezza misto a noia. Una lagna brasiliana di Chico Buarque de Hollanda.

The Beatles - Ob-La-Di, Ob-La-Da
Sarà anche considerato il primo esempio di reggae bianco, ma a me questa canzone ha sempre fatto letteralmente cagare. A quanto pare la pensava così anche Lennon se è vero, come ha raccontato il tecnico del suono dei Beatles, che venne definita "Paul's granny shit" (la canzone da nonnina di merda di Paul).

Bruce Springsteen -Born in the USA
Capisco che il testo abbia una sua importanza, ma la musica roboante e la cadenza pomposa sono insopportabili.

David Bowie - Absolute Beginners
Una delle canzoni più brutte scritte dal duca (lo perdoniamo perché quelle belle sono tantissime) per un film insulso.

Francesco De Gregori - La valigia dell'attore 
Ho sempre amato De Gregori ma in questo caso la retorica ha preso il sopravvento.

Queen - We Are the Champions
Premesso che i Queen non li ho mai digeriti, qui siamo all'apoteosi.

John Paul Young - Love is in the air
Un ever green insopportabile proposto periodicamente da ogni radio della penisola. Poi una decina di anni fa ci si è messa la pubblicità di una famosa azienda di scarpe che adesso sta anche fallendo. Quindi porta anche sfiga.

Phil Collins - Sussudio
Più che antipatica, proprio orrenda! Uscì nel 1985: gli anni ottanta da sbianchettare.

mercoledì 3 luglio 2013

Setlist.fm: il wikipedia delle scalette dei concerti

Facendo alcune ricerche mi sono imbattuto in questo portale collettivo, fino a ieri a me sconosciuto, nel quale è possibile rintracciare le scalette dei concerti degli ultimi decenni di migliaia di gruppi. 
La memoria comincia a fare brutti scherzi e non vi ricordate la data, i brani o i bis che avete ascoltato in un concerto? Basta inserire nome e città (va bene anche Italy) e vi compare magicamente una lista in ordine cronologico. Ovviamente non è un oracolo onnisciente, però sono censiti qualcosa come 800.000 live. La rete per gli appassionati di musica non finisce mai di stupire.

Io sono andato a recuperare David Bowie a Modena nel 1990 (ricordo una lacrimuccia alla quarta canzone e poi il duca - ahimè - da metà concerto senza voce) ma si può trovare veramente di tutto.

Note: Due to continued voice problems, after the intro, he asked the musicians to stop playing Station to Station, then after he said to start with Fame, he thrown away his guitar and said "F..king Nightmare"

lunedì 1 luglio 2013

David Sylvian - Orpheus (su RAI 2, 1988)

Fra i vari meriti di Renzo Arbore c'è anche quello di aver portato David Sylvian ad esibirsi dal vivo per la tv italiana: correva l'anno 1988. Tempo fa è uscito il cofanetto che raccoglie una serie di esibizioni da quel fortunato programma (DOC), in onda inizialmente alle tre del pomeriggio dal 2 novembre 1987 fino al 1989 su Rai 2. Manca però la performance di Sylvian che con la sua band suonò ben quattro brani: Taking the veil, Weathered Wall, Ancient evening e la splendida Orpheus. Per fortuna c'è sempre youtube a darci una mano. Essermelo fatto scappare all'epoca, quando venne in tournée in Italia, è uno dei miei rimpianti musicali.

martedì 25 giugno 2013

Cinque anni in rete e il blog prima del blog

Nella vita di una persona i periodi di ozio sono fondamentali. Senza di esso in quel caldissimo pomeriggio di giugno probabilmente non sarebbe scattata l'idea di aprire un blog. 
Scrivere, è sempre stata fin dall'adolescenza un'attività appagante, ma di certo cinque anni fa non pensavo neanche lontanamente di pubblicare novecento e passa post, ospitare diecimila commenti, ricevere così tante visite e durare così a lungo. Dopo i primi mesi di calma piatta con la teiera che vagava sconosciuta in cerca di amici, ero tanto incredulo quanto soddisfatto per i contatti che iniziavano ad aumentare di giorno in giorno; poi la soddisfazione è diventata entusiasmo: in certi momenti le dita andavano da sole, i pensieri e le idee fluivano veloci: le copertine degli album, i ricordi musicali, i dischi fondamentali, le liste, ecc. In seguito sono subentrati l'appagamento, un po' di routine e la ricerca dell'equilibrio con altri settori dell'esistenza. Esiste un tempo fisiologico per la durata di un blog? Qualche volta, nell'ultimo anno, mi sono sentito al capolinea. In ogni caso una porzione non trascurabile della mia vita più recente l'ho passata in rete con voi e devo dire che sono sempre stati bei momenti, soprattutto a scrivere e leggere di musica e cinema. A presto.

Uno dei tanti post di carta prima del blog: sempre avuto certe manie.

Lucien, 1985 (10 anni prima del mio primo pc )
















martedì 18 giugno 2013

L'aria buona del Canada: Grøenland - The Chase

Una ventata di freschezza dal Canada in questi primi giorni di calore estivo. Un altro dei tanti gruppi da Montreal e dintorni. Si vede che da quelle parti la musica a scuola la insegnano bene; non saranno solo i boschi e l'aria buona a sfornare così tanti gruppi! In questo caso la formazione è composta da tre donne e tre uomini che suonano un folk-pop orchestrale: lo so, è roba molto di tendenza in questi ultimi tempi ed è diventata una moda indie, però ci sono gruppi e gruppi e devo confessare che parecchi mi stancano prima di arrivare ad ascoltare la metà delle canzoni. Non è il loro caso con questo bel disco d'esordio. Sempre mirabile ed instancabile il lavoro di impactus, fonte di conoscenza di nuove realtà musicali da tutto il mondo.
  • Sabrina Halde (gran voce): Vocals, ukelele, keyboard, percussions
  • Jean-Vivier Lévesque: keyboard, electros, percussions
  • Jonathan Charette: Drum
  • Simon Gosselin: Bass
  • Gabrielle Girard-Charest: Cello
  • Fanny C. Laurin: Violin

giovedì 13 giugno 2013

Tutti i vecchi eroi

Bella carrellata con i 250 eroi preferiti di Joseph Arthur: si parte con Lennon e si chiude con Miles Davis, passando per Lebowski (che resta il mio modello ideale di stile di vita).
Singolo dall'album in uscita The Ballad of Boogie Christ del cantautore di Akron lanciato da P. Gabriel con la sua Real World negli anni novanta.

martedì 11 giugno 2013

The National - Unplugged mattutino

Si presentano alle dieci del mattino, reduci da una delle date del nuovo tour e nonostante Matt Berninger leggermente giù di voce, snocciolano con classe quattro pezzi dal loro ultimo album Trouble Will Find Me. Succede su NPR, la radio nazionale americana, che prosegue la serie dei suoi live unplugged intitolata Tiny Desk Concert dove si possono trovare un sacco di miniconcerti: Alt-J, Iron & Wine, XX, Wilco. Giusto per fare qualche nome.
I BRANI
This Is The Last Time 
I Need My Girl
Pink Rabbits
Sea Of Love

lunedì 10 giugno 2013

Il cinema da diverse angolazioni

Per quelli che amano il cinema.
Per quelli che (come me) guarderebbero due film al giorno.

Desidero raccontare storie. E non sono mai abbastanza soddisfatto. Scorsese

I film sono la mia religione. Sono abbastanza fortunato da essere nella posizione in cui non devo fare cinema per pagarmi la piscina. Quando faccio un film do tutto me stesso come se dovessi morire per esso. Tarantino

Voglio sempre fare film. Penso sia una grande opportunità per rappresentare il mondo in cui viviamo... Su The Hurt Locker: Questa è una guerra che non può essere vinta, perché stiamo mandando delle truppe laggiù? Beh, l'unico mezzo che io ho, l'unica opportunità è di utilizzare la pellicola.  Kathryn Bigelow

Mi piacerebbe vederlo. Questo è il modo in cui lavoro: provo a immaginare ciò che mi piacerebbe vedere. Sophia Coppola

Mi piace fare film perché amo andare in un altro mondo. Amo perdermi in un altro mondo. E il cinema per me è un medium magico che fa sognare... ti permette di sognare nell'oscurità. E' proprio una cosa fantastica perdersi dentro il mondo di un film.  David Lynch

Non voglio dimostrare niente, voglio mostrare. F. Fellini

Fare un film significa migliorare la vita, sistemarla a modo proprio, significa prolungare i giochi dell'infanzia. François Truffaut

martedì 4 giugno 2013

Portoghesi venuti dall'Alaska

Portugal. The Man. Nonostante il nome assurdo (qualcuno sa il perché di quel punto?) sono originari dell'Alaska, vivono a Portland e sono prodotti da Danger Mouse. E' uscito oggi Evil Friends, il loro settimo album in soli nove anni. Non conosco i lavori precedenti; da quello che ho letto, hanno cambiato rotta più volte, ma questo disco mi ha colpito positivamente. Difficile definire la loro musica: si potrebbe tentare con pop psichedelico e una conferma la si può avere da Purple Yellow Red and Blue: ritmo coinvolgente con un video parecchio allucinato. 

sabato 1 giugno 2013

Cinema 2013: visioni e pagelle di maggio








Miele di Valeria Golino (Italia) - 7½ coraggioso
Come un tuono di Derek Cianfrance (USA) - 7 tre in uno
No - I giorni dell'arcobaleno di Pablo Larrain (Cile) - 7 politico
Confessions di Tetsuya Nakashima (Giappone) - 6½ disturbato


Spring breakers di Harmony Korine (USA) -  6 degenerato
Effetti collaterali di Steven Soderbergh (USA) - 6 patinato



 La migliore offerta di Giuseppe Tornatore (Italia) - 5 telefonato






lunedì 27 maggio 2013

Liste e cambiamenti

Una nuova teiera volante (la vedete qui a destra) che preannuncia un cambiamento ben più reale che coinvolgerà i piloti nei prossimi mesi. Il blog, ormai al traguardo del quinto anno, continua; non so quanto spesso sarà aggiornato fra ristrutturazioni, traslochi, un viaggio e tanti cambiamenti voluti e non. Chissà dove riuscirà a collocarsi nella nuova lista delle priorità.
A volte viene il momento in cui bisogna avere il coraggio di girare la leva verso l'alto e cambiare l'ordine delle cose. 

A proposito di svolte, proprio questa mattina mentre tornavo casa in bici per uno degli impegni di cui sopra, ascoltavo a tutto volume una delle canzoni preferite degli Arcade Fire e pensavo a quanti nuovi gruppi sono entrati a far parte della mia vita musicale dal nuovo millennio in poi: forse di più rispetto a tutto il resto della mia esistenza; sostanzialmente grazie alla rete. E siccome questo blog da qualche tempo è orfano di liste, ho stilato quella dei dieci gruppi più amati nati dal 2000 (circa) senza ovviamente abbandonare i numi tutelari che i frequentatori più assidui della teiera ben conoscono.
Fra parentesi l'album preferito:
  • The National - Formati in Ohio nel 1999 (Sad Songs For Dirty Lovers)
  • Arcade Fire - Montreal, Canada 2001 (The Suburbs)
  • The Decemberists - Portland, Oregon 2000 (The Hazards of Love)
  • Califone - Chicago 1998 (All my friends are funeral singers)
  • Silversun Pickups - Los Angeles 2002 (Carnavas)
  • Black Keys - Akron, Ohio 2001 (Brothers)
  • Beirut - Santa Fe, New Mexico 2006 (The Rip Tide)
  • Feist - Canada 1999 (Metals)
  • Other Lives - Stillwater, Oklahoma 2004 (Tamer Animals)
  • A Toys Orchestra - Agropoli, Campania 2000 (Midnight Talks)

mercoledì 22 maggio 2013

Dark Dark Dark: live Hana-Bi

Bel concerto ieri sera all'Hana-Bi di Marina di Ravenna. Hanno inaugurato la stagione live in spiaggia i Dark Dark Dark: gruppo di Minneapolis guidato dalla bionda e carismatica Nona Marie Invie (guest vocal nell'ultimo disco dei National). In scaletta quasi tutti i brani dall'album Who needs who, uno dei migliori lavori usciti nel 2012. Per chi non lo conosce, da recuperare
Il bis finale con la cover di Running up that hill di Kate Bush.

lunedì 20 maggio 2013

Miele (Please, Please, Please, Let Me Get What I Want)















Miele è una giovane donna che viaggia per la penisola aiutando i malati terminali ad andarsene dolcemente per mezzo di un barbiturico ad uso veterinario (illegale in Italia) che si procura in Messico. Questo suo lavoro, molto ben remunerato e svolto con estrema convinzione, è anche il grande segreto che non condivide con nessuno. L'incontro/scontro con un anziano e cinico ingegnere, nuovo potenziale "cliente", sconvolgerà i suoi schemi e le sue certezze.
Per l'esordio al lungometraggio Valeria Golino non poteva scegliere un tema più delicato e destabilizzante come quello della morte declinata nella forma del suicidio assistito. Missione compiuta grazie ad un racconto svolto soprattutto per immagini, senza tante sovrastrutture, proclami o scorciatoie ideologiche, sorretto dalla prova maiuscola dei due protagonisti: Jasmine Trinca e Carlo Cecchi. Un film che si collega degnamente ad un filone (Le invasioni barbariche, Mare dentro) che scuote le certezze squarciando il velo dell'ipocrisia su un tema etico di fondamentale importanza che riguarda tutti noi e che troppo spesso fingiamo di ignorare. Apprezzato ed applaudito a Cannes. Per me uno dei migliori film italiani usciti quest'anno.

Molto bella la colonna sonora (autentico rifugio di Miele/Irene nei tanti momenti di solitudine) con Thom Yorke, The Shins, Caribou (Found out), Shearwater (Rooks) e Talking Heads (Nothing but flowers, concessa da D. Byrne ad una cifra simbolica).
A proposito di musica, negli ultimi minuti in attesa del trapasso, le persone scelgono un brano d'addio: a me viene in mente Please, Please, Please, Let Me Get What I Want degli Smiths (canzone dolcissima dal titolo simbolico), ma ne avrei tante altre, troppe.
Forse basterebbero il silenzio o il rumore del mare e del vento.

giovedì 16 maggio 2013

Supergiovani: vino e cipollotti

Avrò avuto 14-15 anni, l'età in cui si cercano goffamente le prime trasgressioni. Quel sabato pomeriggio, dopo la scuola, il man si presentò puntuale con la roba: un sacchetto di cipollotti da pinzimonio (purot in dialetto romagnolo). Malgrado un certo scetticismo, io avevo pensato a procurare il bottiglione di vino dalla cantina di mio nonno e così, con i nostri due prodotti, ci avviammo a piedi verso una casa in costruzione in periferia. Entrammo nel capanno degli attrezzi dei muratori e lontano da occhi indiscreti, consumammo (non senza soffrire) le due sostanze che dovevano avere effetti stupefacenti: così almeno aveva sentito raccontare mio cugino da un suo professore alternativo dell'istituto d'arte che frequentava. A suo dire non esisteva in natura un'accoppiata in grado di procurare uno sballo più sano e divertente.
Alla fine di stupefacente c'era solo il nostro fiato, di una potenza tale da stendere un toro a dieci metri di distanza. Fu così che terminata l'assunzione e non sapendo cosa fare, ci presentammo a casa dell'altro cugino di un paio d'anni più grande, un po' brilli e molto puzzolenti. Quando gli illustrammo la nostra esperienza psichedelica, prima iniziò a ghignare e poi a ridere fino alle lacrime, dandoci giustamente dei coglioni. Fra le tante leggende metropolitane sugli sballi a basso costo (tipo la buccia di banana essiccata) nella vostra carriera di supegiovani scommetto che questa non l'avevate mai sentita.

lunedì 13 maggio 2013

Spring breakers - Una vacanza di noia

Non accenno alla trama perché se n'è già parlato molto dopo la presentazione a Venezia e in occasione dell'uscita del film a marzo. Per quanto riguarda i giudizi, si va dalla cagata pazzesca di fantozziana memoria a chi invece ha intravisto una sorta di capolavoro ultrapop. 
Nell'ambito della nostra rassegna locale "cattivi maestri" ho avuto modo di vedere Spring Breakers di Harmony Corine e devo dire che mi aspettavo qualcosa di più. Uscito dalla sala, mi sono quasi dovuto sforzare per riprendere il filo del ragionamento dopo il bombardamento audio-video per capire se e quanto mi fosse piaciuto. E questo non è quasi mai un bel segno.
Per fare un film ovviamente non basta prendere quattro ninfette ex-disney e trasformarle in riot girls sboccate e violente da sogno americano malato. Qui c'è anche qualcosa di diverso e l'idea di partenza è molto interessante, ma dopo il primo tempo, durante il quale si è sottoposti alla reiterazione esasperata e stordente dell'iconografia stile MTV USA con tutto l'armamentario di party sfrenati in spiaggia, bikini, alcol e ammiccamenti assortiti con la fellatio che la fa da padrona, ci si comincia ad annoiare specie quando la storia deraglia in una versione a ruoli ribaltati di pupe e gangsters, anche per la totale sciattezza dei dialoghi [1]. Pure questa voluta e funzionale come le scene di cui sopra? E va beh, che palle però! Non è proprio una stroncatura, né intendo banalizzare un'opera evidentemente provocatoria e fuori da ogni schema. I momenti originali ed esilaranti non mancano (notevoli la sequenza della rapina al fast food e le scene violente sulle note caramellose di Britney Spears) grazie soprattutto ad un eccellente montaggio che frantuma la cronologia, tra ellissi continue, fermo-immagini, dialoghi banalizzati in loop che riaffiorano periodicamente fuori campo. Mi chiedo però che cosa ne avrebbe cavato, giusto per fare un nome, un regista come Tarantino: uno che di bad girls se ne intende parecchio. Chi poi viene a parlare di provocatoria estremizzazione del lato oscuro giovanile contemporaneo, forse è meglio che ripassi un po' di cinematografia recente a partire da Elephant o E ora parliamo di Kevin.
Per restare sul versante femminile segnalo invece God Bless America (2011) con Tara Lynne Barr adolescente nichilista in coppia con Joel Murray: due marce in più rispetto alle quattro festaiole in gita in Florida.

[1] A quanto pare la sceneggiatura è stata scritta in dieci giorni e si vede.

voto 6 - mtv degenerato

venerdì 10 maggio 2013

Disco del weekend: The National - Trouble will find me

Ritorna uno dei miei gruppi preferiti dell'ultimo decennio. Tra dieci giorni esce il loro sesto album intitolato Trouble will find me. Ovviamente in rete si trova già, ma un disco dei National si compra sempre a scatola chiusa perché sono una garanzia: prova ne è stato il favoloso live di due anni fa a Ferrara in coppia con i Beirut. Collaborazioni nel nuovo lavoro con: Sufjan Stevens (drum machine e synths), Annie Clark (St. Vincent), Sharon Van Etten (guest vocalists), Reed Parry (Arcade Fire), Doveman e Nona Marie Invie (Dark Dark Dark). Sotto la scaletta, la copertina e il primo video, intitolato Sea of love, che vede Berninger e compagni suonare in uno spazio angusto ripresi da una telecamera fissa. Recensione




lunedì 6 maggio 2013

Momenti felici into the wild

Aaron sorrideva, ascoltava i Sigur Ros e ci guidava con passione nei luoghi più nascosti di una terra primordiale e incontaminata.
Dopo una breve escursione lungo il corso di un torrente ci si era svelato un angolo di paradiso: una cascata d'acqua calda, nota solo agli islandesi, era apparsa d'incanto come un miraggio. Dopo la doccia-massaggio ritemprante, mi ero steso supino e un po' isolato a guardare il cielo e respirare.
E' stato quello il momento: lo scorrere del torrente, lo scroscio della cascata, il mare verde appena attraversato e soprattutto la sensazione di benessere che partendo dai piedi arrivava come un'onda di brividi e calore fino alla testa. Penso di non essere mai stato così appagato e in sintonia con la natura come in quel pomeriggio di luglio di quattro anni fa.




















venerdì 3 maggio 2013

Duecento album fondamentali: 1997 - 1998

Quindici anni fa ascoltavo più musica italiana, poi non so che cos'è successo: non è snobismo, tantomeno esterofilia; forse le opportunità smisurate della rete che hanno aperto scenari un tempo inimmaginabili a livello mondiale. Sta di fatto che tranne poche eccezioni (A Toys Orchestra, Verdena, Vasco Brondi, TARM, Julie's Haircut e poco altro) recentemente non sono riuscito ad appassionarmi più di tanto. 
Nei due anni di cui sopra ecco gli album più ascoltati ed amati: due inglesi + un italiano.

146) Radiohead - Ok Computer







147) Massive Attack - Mezzanine







ITALIANI

148) C.S.I. - Tabula Rasa Elettrificata
Una delle più belle e intense canzoni italiane degli anni '90: Forma e Sostanza. 






martedì 30 aprile 2013

Cinema 2013: visioni e pagelle di aprile





Qualcosa nell'aria di Olivier Assayas (Francia) - 8 limpido
Gli anni dell'utopia e del dogmatismo raccontati con commovente lucidità attraverso i percorsi di crescita di un gruppo di ragazzi parigini all'ultimo anno di liceo.


Nella casa di François Ozon (Francia) - 7½ multilivel

Un giorno devi andare di Giorgio Diritti (Italia) - 7½ profondo
Raramente si sono letti giudizi così contrastanti come per il terzo film del regista bolognese. Io sono fra quelli che l'ha amato per la sincerità, la splendida fotografia dei paesaggi brasiliani e perché il tema della fuga alla ricerca di se stessi è affrontato in maniera profonda. Un grande regista italiano poco conosciuto al grande pubblico.

Bellas mariposas di Salvatore Mereu (Italia) - 7 tribal urbano (qua)


Promised Land di Gus Van Sant (Usa) - 6 Gus main stream
Sulla teiera preferiamo decisamente il Van Sant di Restless ed Elephant.

Il ministro - L'esercizio del potere di Pierre Schoeller (Francia - Belgio) - 5½ forzato





L'ipnotista di Lasse Hallström (Svezia) - 4½  scialbo